Santa Maria in Valena (Valpolicella, VR)

lunedì 14 luglio 2014

Sigh... Heil - I miei pensieri in libertà su Brasile 2014



Brasile 2014 è stato per un mese buono al centro del nostro mondo: quel mondo della comunicazione che passa attraverso giornali e schermo televisivo da un lato e sempre più dai social media dall'altro, una comunicazione che ci restituisce l'immagine di un paese sudamericano alla ricerca della ripresa economica e di un (forse utopico) sviluppo sostenibile nonché socialmente più equilibrato.


E' stata la celebrazione del Calcio, di un Calcio per molti aspetti più divino del Cristo di Rio, quel Calcio che ha permesso a Neymar Jr (anche senza il sesto titolo) l'affermazione che tutti i bambini brasiliani sognano, che ha negato a Felipe Scolari la definitiva consacrazione, regalandogli invece la gogna mediatica, il Calcio che ha infangato il governo brasiliano, in quanto partecipe col suo avallo ad un Mondiale sportivamente disastroso ed economicamente discusso, con in più lo scampato pericolo di vedere premiata al Maracanà l'odiata Argentina dell'amato Leo Messi.


Curioso vedere come al Mondiale (dei Mondiali... l'enfasi, pur meritata, non deve mancare) il fatto sportivo passi sempre ancor di più in secondo piano: per cui il fallimento dell'Italia è il fallimento (antropologico, mi viene da dire) di un intero paese, quasi che i giovani nati nello Stivale negli anni Novanta abbiano tutti il DNA impazzito (ma poi non così tanto) di Balotelli, quasi che gli adulti siano tutti dei Prandelli non in grado di vincere il trofeo più importante, quasi che i vecchi siano gli unici potenzialmente un po' saggi (a parte poi la dannazione dei papaveri della Federazione o dei matusalemme che non lasciano spazio ai giovani); per cui la vittoria della Germania (per la prima volta da paese unito) non libera dai fantasmi del passato (dopo il cinque a zero del primo tempo, in semifinale, una delle battute più ricorrenti era sull'invasione della Polonia); per cui l'affermazione del Cile doveva scaturire dall'orgoglio dei suoi minatori; per cui l'Argentina più che al "messia" Messi o al "pipita" Higuain era tentata di affidarsi ad un Papa; per cui la disfatta del Brasile... vedi sopra.


In realtà i calciatori delle varie nazioni sono molto più simili tra loro di quanto non possa sembrare, tanto che sono pochissimi quelli che hanno sposato una donna simile alla moglie del ct tedesco o alla Cancelliera stessa anziché una bellezza da copertina e tutti devono al Calcio le molte cifre del loro (o dei loro) conto/i in banca.
Soprattutto, in questo specchio deformante che è la comunicazione di oggi, essi sono (o forse noi siamo...) destinati a non sbagliare mai, pena la retrocessione al ruolo di aspiranti perdenti o al bollino di fuoriclasse incompiuti.

In fin dei conti chi è contento di arrivare secondo nello sport o nella vita?
Io no... non lo sono mai stato...
... anche se mi è toccato e mi tocca quasi sempre...
... e molto spesso ho cercato addirittura di salvare goffamente le apparenze.
Insomma, i miei mondiali sono tutti qui dentro...


... nel bimbo di Robben (il più grande di tutti in Brasile checchè se ne dica) che piange. Sigh!

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