Santa Maria in Valena (Valpolicella, VR)

venerdì 28 novembre 2014

Il grande schermo e il grande orecchio

Gli anni passano: ultimamente è un tema ricorrente nei miei post, o forse - meglio - nei miei pensieri.
E un po' - lo confesso - mi sono preoccupato quando un'amica e collega veronese/veneziana (l'imprinting veneziano però non ne esce dimezzato e non tramonta lontano dal Lido, e in fondo prevale, proprio perché da sempre i veneziani sono abituati a viaggiare) mi ha inviato questo tweet.
Intanto - ci tengo a precisarlo - pur avendo i termini per iscriversi al club, Antonella ha uno spirito e una presenza giovane; inoltre i pomeriggi e le sere è meglio non passarli né a scuola, né a giocare a burraco (al quale, lo confesso, ho giocato poco ma con successo... che sia un segno!?) dietro quelle tende a listarelle. Insomma, cara Antonella, ci sono veneziane e veneziane

Molto meglio il cineforum, passatempo che ormai frequento da un numero imprecisato di anni. Quanti? Gli anni passano... non ricordo... mi organizzerò meglio per ricordare!


E' proprio qui, al cineforum, che, oltre a gustare del buon cinema (sia chiaro però che se qualche volta il vino sa di tappo, ugualmente anche qualche film saprà di pacco) si può fare, specie negli appuntamenti in solitaria, una delle esperienze più trascinanti per rianimare una spenta, nebbiosa, piovosa (e tutti altri aggettivi in -osa che vi vengono in mente) serata: il grande orecchio!
Il grande ascolto è un'attività a carattere ludico-ricreativo che necessita di due semplicissimi requisiti: un grande schermo e alcuni spettatori che cercano a capocchia (a essere volgari si potrebbe cambiare il punto di vista... anatomico) di ricostruire trama e titolo di un film. E tu, lì accanto, che fingi di rilassarti o di consultare il cellulare. Ma intanto sogghigni, perché conosci la risposta.

Et voilà, in ordine sparso, la cesta che contiene alcuni frutti di questi miei anni di grande orecchio al Cineforum. Cedo la parola ad alcuni ignari (sic!) commentatori (me compreso, ma non vi svelerò altro, se non che la maggior parte degli "indovinelli" li ho rielaborati a mio piacere e sulla base di mie personali gaffes). Prendetelo insomma come un gioco (a piè di post le soluzioni, con link a FilmTv se vorrete saperne di più). Un gioco a rischio spoiler, tra l'altro.

"Ti ricordi quel film?"
"Ah, sì... quello... Ma come si intitolava?"

ASPETTARE STANCA: film visto da non molte settimane... quello dei due che giocavano a fare il puzzle.

NIENTE ALDO: facile facile e vero al cento per cento (con crossover giovanninopascoliano-giacominoleopardiano) ecco: "Ma sì dai, il fanciullino!"

LA ACCENDIAMO? quello dove lui all'inizio finisce nella cacca, ma alla fine balla in stazione.

SDOGANIAMOLI: c'è lui, l'attore quello bravo, che è stato anche sposato con Madonna. E che fa la parte dell'omosessuale.

BANG BANG BANG: il protagonista è polacco ma vive in America. Nel film spara tre volte con le dita.

SULLE ALI DELLA LIBERTA': dai, il film strano, quello francese (ma anche italiano) del bambino che vola con le ali.

VOLARE: quello che finisce male (non lo dovevo dire scusa...) dove c'è George Clooney che viaggia solo con una valigetta. Non ti ricordi?

DON'T CRY FOR ME ARGENTINA: il film argentino, uno dei più belli degli ultimi anni, che fa ridere, un po' piangere e soprattutto tanto pensare.

OLIO DI VOMITO: Litigano e discutono per tutto il film; gli attori sono bravissimi e a un certo punto qualcuno vomita. O no, era in altro film, la scena, forse?!

ACQUA ALTA: Il film sulla cinese in Italia, dove c'è anche l'acqua alta nel bar. Ma siamo a Chioggia e non a Venezia.

CHI E' SENZA PECCATO... Pellicola iraniana. Alla fine tutti nascondono qualcosa. L'ultima inquadratura è (quasi) geniale e (abbastanza) fastidiosa perché ci capisci ancora di meno.

KLINGE KLINGE KLINGE: il film sui turchi che emigrano in Germania dove in una scena si sente Klinge Klinge Klinge per far capire che allora ti sei integrato (giuro che mi ha citato la Gialappa's in una radiocronaca).

LE BUGIE (NON) HANNO LE GAMBE CORTE: il film danese che ti insegna a non fidarti delle bambine, bravissime a dire bugie, specie se stanno attente a non calpestare le linee delle mattonelle. Memorabile la scena in cui si interrogano i bambini, vero Jacopo?

OGGI SI MANGIA... Quello che inizia e finisce coi binari del treno, nel quale si preparano i pasti nella gavetta. Leggerino (il film, non il pasto) dicevano tutti alla fine.

IL MUSICHIERE: Film da prendere con le molle, nel senso di stare attenti a come se ne parla e a chi. Questione d'età, perchè la protagonista ha tra i cinquanta e i sessant'anni e vuole ancora godersi la vita in tutti... i sensi! Titolo musicale.

CURRY MOVIE: Siamo in una coloratissima Nuova Delhi e anche se nel film si parla soprattutto di matrimonio a un certo punto si continua a girare con le scene attraverso una città globalizzata. Manca solo la scena di quella pubblicità nella quale dei giovani indiani continuano a sbattere l'auto contro il muro per creare un design occidentale. 

La perla più grande, però, non l'ho raccolta al cinema ma (sempre nel chiuso di una sala) a teatro, precisamente a Velo Veronese. Durante l'intervallo del "Toni delle Croci" (spettacolo di cui scrissi qualche estate fa) il protagonista era un uomo di montagna, dal carattere e dai comportamenti assai singolari. Il dialogo tra due (assai singolari) vecchiette circa il protagonista suonava più o meno così:
"Eto visto Reimen?"
"Qualo? El film?"
"Sì, quelo con Dasti Ofmà. El par proprio lù.".

Buon ascolto (e buone soluzioni) a tutti, non prima di avervi lasciato un paio di consigli (spero graditi) per cine-lettori (più o meno incalliti)!


PETER BOGDANOVIC

"Chi ha fatto quel film?" 

"Chi c'era in quel film?"




ASPETTARE STANCA: Una promessa

NIENTE ALDO: Il giovane favoloso 

LA ACCENDIAMO? The millionaire

SDOGANIAMOLI: Milk

BANG BANG BANG: Gran Torino

SULLE ALI DELLA LIBERTA': Ricky - Una storia d'amore e di libertà

VOLARE: Tra le nuvole

DON'T CRY FOR ME ARGENTINA: Il segreto dei suoi occhi

OLIO DI VOMITO: Carnage

ACQUA ALTA: Io sono Li

CHI E' SENZA PECCATO... Una separazione

KLINGE KLINGE KLINGE: Almanya

LE BUGIE NON HANNO LE GAMBE CORTE: Il sospetto

OGGI SI MANGIA... Lunchbox

IL MUSICHIERE: Gloria

CURRY MOVIE: Monsoon Wedding



sabato 22 novembre 2014

Amici miei

Sono sopravvissuto alla "serata" di ieri...
Eravamo quattro amici al bar... e non solo.

Quando sabato mattina sono prima tornato a casa e poi ad occuparmi del resto della mia giornata mi è subito venuto in mente un film.


Gli anni passano, lo spirito sopravviverà?

ANDIAMO AL CINEMA - Il giovane favoloso

A volte ci penso. Ho più anni di Leopardi.
Te lo dico, cara Antonella, che mi hai fatto voglia con la tua legittima curiosità di scrivere questo pezzo.
"semel tutor semper tutor" (anche perchè a ben vedere l'altra tutor sarebbe RF...)


un quarantaduenne a volte un po' ingobbito VS uno strepitoso Elio Germano

Giacomo Leopardi morì a Napoli a trentotto anni e dopo la sua morte il mondo rimase lo stesso, o al limite peggiorò, dato che le sue sorti, come puntualmente pronosticato, non si rivelarono poi così magnifiche e progressive. Ciò che cambiò per sempre, invece, fu la poesia italiana.


Era dai tempi di Petrarca che il racconto di sè sottoforma letteraria non raggiungeva una certa eccellenza. Dante era stato passionale (oltre a portarsi addosso la condanna cinquecentesca di non possedere  uno stile esemplare, "onta" non poi così negativa a ben vedere se poi il padre della lingua italiana sarebbe diventato, e rimasto, lui); Boccaccio (scusate la tautologia) era stato boccaccesco. E poi? Dopo la grande triade, il diluvio! Il diluvio sotto il quale sembrava per sempre essersi chiusa la classifica per il primato letterario: Tasso era stato vittima della stessa follia dell'Orlando ariostesco; Galilei aveva abiurato ed era rimasto imprigionato nel suo celeberrimo "Eppur si move" (la sua fondamentale prosa scientifica non gli ha nemmeno assicurato un risarcimento di stima, in quanto ancora oggi non è tanto apprezzata e forse nemmeno poi così tanto studiata); Alfieri finiva sempre per suicidarsi o rimanere legato ad una sedia. Finché non è arrivato l'uomo di Recanati, quello che grazie alla Scuola tutti conoscono.

Orbene, la scuola almeno un merito ce l'ha!

Il merito di aver reso il Nostro Giacomo il principe della poesia italiana (anche più degli altri candidati all'X Factor della poesia, ovvero la seconda triade Pascoli, Carducci, D'Annunzio o i decisamente più contemporanei Montale, Caproni, Luzi, Zanzotto).
Ma non troppo, credo. Ahimè... ahinoi... mi riferisco ai tanti demeriti! E sono quasi certo (ma ditemelo voi, voi che qualche volta avete la pazienza e la bontà di leggermi) che nel film di Martone la scena del Nostro che sembra essersi recato (in cerca di dolce compagnia) in una sorta di privèe dantan (o antelitteram se preferite, e con tanto di cilecca), veda nei bambini spioni e "burlieri" verso il Giacomo Nazionale simboleggiata la pratica di insegnamento a cui è stato soggetto Giacomo stesso nella nostra scuola (s minuscola 'sto giro): Leopardi il gobbo, Leopardi incapace con le donne, Leopardi sfigato. Insomma, Leopardi da ammirare ma anche da deridere...


L'io letterario, che in Petrarca era sostanzialmente emblematico, con Leopardi Giacomo Taldegardo da Recanati si era fatto improvvisamente assai più filosofico e addirittura spietatamente ironico. Insomma, era nata in tutto e per tutto la cultura moderna, quella di un sublime in cui l'io sprofonda ancora, magari nell'infinito o nella luna o nel ricordo di Saffo...



... ma allo stesso tempo sa innalzarsi alle vette e resistere alle avversità, alla sventura, alla vita stessa. Il tutto al grado massimo! 


Come una ginestra!!

Ed ecco arrivare un film fresco e "filologicamente" (quanto sarebbe piaciuto questo avverbio al nostro Leopardi della fase "sudata") aggiornato, cioè una pellicola nella quale i dialoghi non sono mai troppo invadenti o sono magari felicemente trasportati in blocco direttamente dalla lirica originale leopardiana: si fanno parlare le inquadrature, siamo messi in subbuglio continuo dalla colonna sonora.
Dai giochi con lo spadino, alle disfide stile quiz, ai ritratti tirannico/anche-faceto paterno e dispotico/anafettivo materno, alle vicini filatrici, alle filate goffe da Recanati, ai mèntori vari, tutto torna, come nella stessa letctio sotto i baffi che ai tempi della mia università il professore, saggista e montaliano, Gilberto Lonardi propose ai corsisti di Verona (proprio a partire dalla rilettura dell'Epistolario, rilettura che ovviamente agli interessati consiglio). Sono le lettere (insomma dovete ripassarvi la biografia di Leopardi) la conditio sine qua non per gustare e "aggredire" a pieno il film di Martone, e non rimanere impreparati alla (ri)comparsa di Giordani o di Viesseux, del venditore di almanacchi o dei giocatori di pallone (a proposito, secondo me, lassù da qualche parte, Gianni Brera ringrazia). Vi ricordate chi vince tra i topi e le rane? Io no.






Tutto torna chiaro, chiaro e azzurro come il vestito e il mare di Napoli, città nella quale è annegata la vita del Nostro più grande poeta, poeta del quale, nonostante tutto (specie gli stereotipi) e nonostante tutti (i detrattori di una poesia che guarda in faccia, ma anche attraverso, la realtà), nessuno è mai riuscito ad annacquare la lirica e il pensiero.

A volte ci penso. Ho più anni di Leopardi, ma non sono ancora lontanamente riuscito a trovare la stessa forza di guardarmi intorno con la stessa lucidità.