Santa Maria in Valena (Valpolicella, VR)

mercoledì 13 agosto 2014

A RUOTA LIBERA - Predestinazione e karma

[tempo di lettura stimato: 1,5 minuti]

Noi tutti siamo stati bambini e forse quasi tutti noi abbiamo cercato o ritrovato nel nostro passato segni o segnali di ciò che saremmo voluti (e soprattutto avremmo desiderato) diventare in un più o meno lontano futuro.




Predestinazione

Beh, io da bambino perlopiù o giocavo con i lego o giocavo a fare il meccanico.
Era bello o no, tornati a casa nella nostra stanzetta, ripetere ed emulare quanto visto durante la giornata o centrare i nostri giochi sulle passioni più grandi, magari ereditate da papà? Come per questo bimbo... predestinato!

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Ma mai e poi e mai, tornato a casa da scuola io, nel mio caso, ho giocato a fare l'insegnante; eppure oggi diversamente da Valentino Rossi mi ritrovo a fare il lavoro che non avevo mai nemmeno lontanamente ritrovato nei sogni d'infanzia. E, a dire la verità, qualche giorno il casco mi farebbe pure comodo!


Karma


Però, però, però... una volta diventato adulto, ho scoperto che se "mi è andata male" con la predestinazione c'è sempre il karma da coltivare!
In pratica il karma è la legge di causa ed effetto applicata alla nostra psiche.
Attenti perciò, perché tutto quello che facciamo deve fare bene al nostro karma. Altrimenti nuocerà, e non oso pensare in che cosa cosa ci si potrebbe reincarnare...


In definitiva se oggi sono un insegnante - mi faceva riflettere una persona cara - è forse perché, nel profondo, ho sempre pensato di dover espiare qualche colpa atavica, insomma, di dover migliorare e fortificare il mio spirito: mens sana, tenendo sempre sano anche il corpo, chiaramente.


In pratica, questo è un lavoro che può fare bene al mio karma, perché devo stare ogni giorno (a parte durante le ferie estive che molte altre categorie invidiano... ma è sempre meglio stare all'erta) molto attento a ciò che dico e ciò che faccio. Soprattutto rispetto agli altri colleghi, rivali di karma: metticaso che anche qui ci siano le graduatorie!

Altrimenti, senza il giusto savoir faire - sono sicuro - una nuova vita da Tavecchio non me la toglie nessuno!


martedì 12 agosto 2014

RIP RW - Nano nano, il mio piccolo spazio per Robin Williams

[tempo di lettura stimato: due minuti]

Vorrei rivolgere anch'io un indegno ultimo omaggio a Robin Williams.


Indegno perché non l'ho mai mai amato particolarmente. Il suo modo di recitare e di dare vita a personaggi sgangherati, sempre eccentrici, in fondo buoni ma mai veramente in pace con sè stessi, è forse paradossalmente la cifra che potrebbe gettare un po' di luce su questo triste addio.
Ma più che la poesia o l'arte in questo caso potrà la scienza, ma anche - direi - il rispetto e la discrezione verso persone e attori che per tutta la vita portano con sè un privato non sempre dei più facili. Non conosco nello specifico quello di RW, ma a tal proposito proposito ho letto in questi giorni su Vanity Fair Italia la riedizione della bellissima intervista che negli anni Cinquanta il leggendario Truman Capote realizzò sull'ancora più leggendario Marlon Brando: è una lettura della quale, nel caso, anche voi non vi pentirete. In fin dei conti il direttore Luca Dini è una garanzia.


Amarcord... tra le varie parti che hanno fatto entrare Robin Williams nelle nostre corde, ricordo il mio guardare incuriosito le vicende di Mork & Mindy, per poi scoprire che si trattava di uno spin-off di Happy Days; il mio stupore per il successo di Mrs. Doubtfire, quando per me dopo Tootsie niente sarebbe stato più all'altezza; la curiosità verso Good Morning in Vietnam, anche se del tutto stregato e un po' infervorato dagli altri grandi capolavori sulla più sporca delle guerre moderne, classici fin da subito, che avevano già occupato tutte le postazioni libere dei miei non ancora cibernautici 'preferiti' war movies; la singolarità e il carico di inquietudine esistenziale di Will hunting (pellicola nella quale viene addirittura evocato in una battuta Unabomber).

Insomma, sono sempre stato conquistato dai soggetti più che dall'attore RW; in fondo ognuno ha le sue simpatie e i miei personalissimi gusti non possono certo influenzare il parere di chicchessia su questo celebre personaggio e interprete.
Due sono però le tematiche e gli spunti che oggi come oggi ricordo più volentieri.
La malattia e l'ospedale (Patch Adams, con Patch che è un soprannome a dir poco geniale): dover lottare contro le istituzioni e soprattutto contro l'ineluttabilità di alcuni lati della vita solo per donare un sorriso è un insegnamento che mi porterò sempre dietro.
La scuola e il problema educativo (L'attimo fuggente, titolo che è una delle più palesi dimostrazioni dell'italica tradizione di non rispettare i titoli originali): secondo me nella realtà il professor Keating non esisterà mai, ed è solo una proiezione assai ideale e classicheggiante di cosa vorremmo dalla scuola, ma intanto i nostri adolescenti/giovani necessitano sempre più di guide credibili e affidabili, finora molto lontane dal salire su una cattedra o dall'infiammare nel modo giusto gli animi.

Tutto però è nato, per quanto mi riguarda, semplicemente nell'epoca nella quale lo spazio in tv e nella cultura pop in generale era un orizzonte molto in voga.


Un uovo precipita, si schiude (quasi quasi un tweet ante litteram per chi, come me, ce lo vuole proprio vedere), lasciando fuoriuscire una tutina rossa e il più demenziale tra i saluti!

ATTUALITA' - Opti Pobà è venuto qua

[tempo di lettura previsto: 3 minuti]

Un po' me la tiro... ma spero il timing sia utile e sia un incentivo a leggere il blog!


La FIGC ha eletto ieri, al secondo scrutinio, il suo presidente, ma ciò non ha rappresentato la svolta attesa nel calcio italiano. Troppa ancora la distanza che separa i vertici federali (nuovi o vecchi che siano) dalla realtà dei campi di pallone, professionistici e non. Troppi ancora gli interessi e gli accordi sottobanco tra società calcistiche (oltretutto in sostanziale disaccordo tra loro su molte questioni) e chi dovrebbe portare una ventata di nuovo nell'Italia del pallone.
E ancora più grande e preoccupante è forse - a mio modestissimo parere - l'approccio con cui si propone oggi il calcio in Italia sui campi stessi, nel senso che spesso conta apparire o fare quantità, piuttosto che insegnare il gioco e fare invece qualità, specie nell'attività di base, quella che dovrebbe prima di tutto educare e formare i nostri giovani, ma anche aiutare i giovani talenti ad emergere. Giovani che non emergono! E spesso perchè sono essi stessi a non vivere più il calcio con sufficiente sacrificio e totale dedizione, ma esclusivamente come comodo ripiego o come autostrada verso il benessere a molti zeri. 

Ma (ri)partiamo dall'inizio... del polverone mediatico... su un falso problema!

"Le questioni di accoglienza sono una cosa, quelle del gioco un'altra. L'Inghilterra individua dei soggetti che entrano, se hanno professionalità per farli giocare, noi invece diciamo che 'Opti Poba' è venuto qua, che prima mangiava le banane, e adesso gioca titolare nella Lazio, e va bene così".

in fede Carlo Tavecchio


Io dentro di me ho tanto riso... per la genialità di quella involontaria rima nemmeno tanto baciata! D'altro canto ho anche sentito crescere attorno a me polemiche e indignazione. E pur comprendendone le ragioni... continuavo a ridere :-)


Tavecchio tutto sommato sarebbe anche animato da buone intenzioni, ma, oltre a muoversi come il classico elefante nella cristalleria (peggio la boutade su Kennedy che quella sulle banane se ci pensate bene, significativa oltretutto delle coordinate spazio-temporali sulle quali il simpatico Carlo viaggia), è espressione di quel vecchio mondo dello sport, del quale il democristiano Abete (basta ascoltare una sua qualsiasi intervista e soppesarne il linguaggio più politichese che mai) è stato la massima (e per certi aspetti pure valida, lo riconosco) espressione.

Vi rimando, se lo vorrete, anche a un simpatico pezzo che ho letto al link sottostante.


Come sempre in questi casi sui media straripano fiumi di parole, tirando in ballo fantomatici creatori di polemiche. In realtà la polemica si crea nel momento stesso in cui si riportano le notizie puntando il dito: non importa che io sia la redazione sportiva di una tv di successo o un pinco pallino qualunque che discute a cena con gli amici.
Certo la polemica, se intesa come critica intelligente, non guasta. L'assoluta neutralità su certe questioni è banale e inutile (... anche se a volte sarebbe proprio una boccata di ossigeno). Ma dall'oggettività alla più completa soggettività di giudizio (in più sostenendo di fare un'informazione o un commento non di parte... della serie noi siamo i giornalisti riportiamo solo le notizie... siete voi e solo voi a fare sempre le gaffes) beh, ce ne passa!

Anch'io tutto sommato, scrivendo così, un po' di benzina sul fuoco del qualunquismo la butto.
E detto da uno che è tifoso di basket, gioca a football australiano, ma ha passato molti anni sulle panchine giovanili dei campi da calcio della provincia di Verona un po' a tutti i livelli (e la domenica guarda il calcio su Sky), può suonare contraddittorio.
Tra l'altro sui campi da calcio stessi di razzismo vero e proprio ne ho visto ben poco; ho visto piuttosto la volontà di offendere abbastanza spesso e abbastanza volentieri gli avversari. L'aspetto razziale è sempre stata la scorciatoia preferita dai deficienti e sicuramente il problema non va sottovalutato, come però non va sottovalutata la facilità con cui, a vari livelli, si continua a proporre il calcio come una vera guerra totale anche al di fuori dei novanta minuti canonici (se si va avanti così, scordiamoci il terzo tempo nel calcio).

La soluzione? Non prendersi troppo sul serio, come in questo blob. E soprattutto fare i fatti. Fare in mondo che il calcio, che non è più un gi(u)oco, torni almeno in parte ad esserlo.
E infatti uno che aveva già commentato e inquadrato in meno di centoquaranta caratteri e in meno di dieci secondi la questione c'è... e spesso in lui trovo la soluzione a tanti falsi problemi creati dai media... Grande Gene!
E siccome come Tavecchio le gaffes le faccio spesso anch'io, da buon commediante all'italiana, sotto sotto sono un buono e un inguaribile romantico. Insomma mi congedo così.

lunedì 11 agosto 2014

CINEBLOG - Fuoco cammina con me!

[tempo di lettura stimato: 2 minuti]

E' fatta! Dopo così tanti anni di distanza dal prequel di Twin Peaks (uscito nel 1992 ma solo successivamente alla Serie che forse più di tutte ha rivoluzionato la struttura della scrittura televisiva nelle ultimi decadi) sono finalmente disponibili le scene tagliate (in cofanetto Blu-Ray comprendente le due stagioni della Serie stessa).

Blu Ray... a parte il fatto che il Blu (elettrico) è insieme al Rosso il colore lynchano per eccellenza e a parte il fatto che nei dipressi dell'uscita ufficiale (a fine luglio) del cofanetto scattavano anche i venticinque anni che doveva attendere Laura Palmer per la sua redenzione... ricordatevi che le scene non sono nemmeno tutte... in quanto il girato complessivo, quello che non rientra nei contenuti extra (e che di nessun film praticamente si trova mai in commercio), mi risulta risalire ad addirittura cinque ore!

Del resto Lynch ha sempre amato sperimentare, addirittura prescindendo pesantemente dalla sceneggiatura. Gli attori stessi raccontano (nella fattispecie Sheryl Lee in una bella intervista con gli attori nel primo dvd di FWWM, dvd che già disponeva tra l'altro di qualche extra da poco uscito) di come Lynch girasse in disparte delle scene stranissime, avvolte nel mistero, come forse quella del babbuino che pronuncia il nome di Judy.


Non dimenticherò mai del resto quando io, giovane, ignaro ed inesperto corsista, già amante di Lynch, posi una domanda al riguardo al docente A del Corso di base sul linguaggio cinematografico (lezione dedicata alla sceneggiatura) ottenni una sfacciata... non risposta. Insomma, oltre a scoprire in tal modo la spiccata ostilità di A per Lynch, misi sopra lo stesso A una bella pietra, per cui, pur avendo seguito con interesse e profitto (vari) altri corsi da lui tenuti, quando posso parlo ne sempre male (ma con profonda soddisfazione).



Devo però confessare che (al netto del fatto che sarebbero da vedere insieme a tutto il girato disponibile e considerato l'alto orizzonte di attesa che con gli anni inevitabilmente si è creato... con tanto di petizione) la visione di queste scene tagliate è sicuramente deludente.
Eviterò però (almeno su queste colonne web... poi davanti a una birra o a un caffè con torta di ciliegia non c'è problema) di scendere nel dettaglio di questa o quella scena, o di finire a giocare o di scivolare sul terreno "però io avrei fatto così" o "in fondo mi aspettavo che".

Con gli anni ho imparato ad amare sempre di più Lynch e soprattutto a non chiedere allo stesso Lynch spiegazioni di sorta.
Lui ha sempre visto il cinema come una delle migliori possibilità per esprimere le sue idee più profonde, attraverso il linguaggio onirico, seguendo un cammino che lo ha portato al cinema, ma che il cinema soprattutto giel'ha fatto attraversare. Credo che, leopardianamente, lui abbia girato, dipinto, composto, meditato soprattutto per sè stesso, senza la pretesa di aprire scuole, lanciare mode o quant'altro. Anzi ha sempre invitato tutti a cercare dentro sè stessi le proprie convinzioni più profonde.
E le sue le ha manifestate sempre molto direttamente... così come venivano... o emergevano, per la precisione!


Se poi queste convinzioni lynchane ci fanno incontrare senza litigare o senza renderci antipatici come docenti di cinema... tanto meglio!


Se proprio proprio gli chiederemo indietro tutta la nostra...


giovedì 7 agosto 2014

ESCURSIONI - Giro delle Malghe del Baldo

Il Monte Baldo pare sempre meno frequentato negli ultimi anni.


Sarà la crisi, sarà il maggiore appeal del vicino Trentino, sarà la recente chiusura di alcuni suoi impianti e rifugi, sarà soprattutto il #Meteo di questa (per ora) #NonEstate2014 che rende scivoloso il cammino (... anche quello dei prossimi giorni, ahinoi!).
Insomma sarà... ma io lunedì scorso ci sono andato lo stesso! E in buona compagnia.


Ci sono andato per scoprire versanti ancora meno frequentati delle tradizionali creste baldensi o dei valloni poco meno elevati. Insomma, il Giro della Malghe non l'avevo ancora percorso, me l'ero solo fatto indicare dagli amici (e ci sarebbe pure l'itinerario per MTB).


Compreso nel tour, oltre a funghi, ciclamini e tante tante fragoline di bosco, ecco un grande scorcio sulla Valdadige (settimana scorsa sbucavo giusto dai Busoni... insomma, dall'altra parte della valle).


Che ne dite? Proprio un gustoso antipasto al pranzo al sacco, ma anche al fugace avvistamento di cerbiatti e marmotte, il tutto mescolato ai ricordi di una Grande Guerra che proprio in queste settimane celebra il suo triste anniversario di nascita (almeno in Europa).


E sempre con l'Altissimo di vedetta ('sto giro, però, il mio cartellino annuale da Danny al rifugio Damiano Chiesa non l'ho ancora timbrato in verità)


e l'idea di quanto può essere rilassante sostare un pochino montagna tra vacche bivacchi


dialogando tra di noi un po' su tutto, a ruota libera... per conoscere meglio noi stessi!

mercoledì 6 agosto 2014

MOSTRE – Paolo Veronese


Paolo Caliari, detto il Veronese, viene finalmente celebrato nella sua città con una grande mostra che cerca di restituirgli un po' di smalto, un po' a tutti il livelli, da quello cittadino, a quello regionale e internazionale, anche perché nel confronto con i coevi "maestri del colore" Tiziano e Tintoretto è sempre uscito un po' troppo ridimensionato.

La mostra in corso alla Gran Guardia in Piazza Bra a Verona non delude, mantenendo in pieno le sue promesse e cercando di rilanciare l'entusiasmo che già si era acceso a Londra nei mesi precedenti per Paolo Caliari.


Ci sono certo da ammirare le dimensioni eccezionali di uno dei pochi grandi quadri trasportabili del Nostro (più i suoi eredi), "La cena in casa di Levi" dalla vicina Gran Guardia Vecchia, ovvero il Municipio, con in mezzo un prolungato e affascinante cantiere presso la Tomba di Giulietta; o lasciarsi incuriosire dalle linee dei vari disegni (o addirittura quadri di piccolo formato) dalla funzione preparatoria; come c'è anche da rimirare la trattazione di soggetti religiosi e mitologici cosparsi dell'amore verso l'architettura che è rifiorita nelle forme classiche durante il Cinquecento...
... anche se io, sempre più critico d'arte improvvisato, pur avendo visitato l'esposizione ben due volte (un po' perchè sono anch'io veronese e orgoglioso di esserlo, un po' perché per un po' ho lavorato e forse lavorerò per l'omonima scuola media cittadina) sono uscito con la sensazione che qualcosa di illuminante mancasse... a colmare il gap col bellunese e col veneziano.

Non dimentico però di essermi soffermato a lungo su questo quadro (quello che più di tutti mi ha colpito) e di non aver pensato ad altro, nè a ville venete nè a chiese sulla laguna. Sulla singola tipologia non so, ma in una gara di decathlon pittorico forse il buon Paolo ce l'avrebbe fatta a vincere! Chapeau!


Paris, Musée du Louvre
Paolo Veronese, Ritratto di donna (Bella Nani), inv. RF 2111; 119 X 103 cm