Santa Maria in Valena (Valpolicella, VR)

giovedì 3 gennaio 2019

#azonzo BOLOGNA: STURMTRUPPEN 50 ANNI

Oggi 3 gennaio 2019, la mostra di Bonvi nella “sua” Bologna (presso Palazzo Fava, ingresso in via Manzoni al civico n. 2) è stato il pretesto per concedermi qualche squarcio di giornata in compagnia di mio fratello in questa splendida città, che, quando possibile, cerco di raggiungere per le sue mille iniziative (prima di Natale ero stato con un’amica in Cineteca per la presentazione del Nuovo Mereghetti (non perdetelo!).


Bonvi, nome d'arte di Franco Bonvicini, ci ha regalato – come tutti sanno - le prime strisce delle Sturmtruppen fin dal lontano 1968. Sempre grazie a lui hanno preso corpo gli altrettanto celebri Cattivik e Nick Carter (quanti pomeriggi passati, sempre con mio fratello, davanti ai "Fumetti in Tv" di Supergulp, ma anche a leggere qualche avventura di questi originali detective), per non parlare di alcune chicche che ho compreso a pieno solo oggi, gustandomi l’ultima sezione della mostra, quali "L'uomo di Tsushima" (1978) o le "Storie dallo spazio profondo", serie di genere fantascientifico/umoristico ideata dall’amico Francesco Guccini. Completano il quadro "Marzolino Tarantola" (1979), "Milo Marat" (1974), "Cronache del dopobomba" (1973), "Incubi di provincia" (1981), "Blob" (1994) e il libero adattamento (sotto forma di libro illustrato) della vicenda di Alì Babà e i quaranta ladroni.





Il fiero alleaten Galeazzo Musolesi: è l'unico personaggio ad avere un'identità precisa. Italiano di San Giovanni in Persiceto, col suo comportamento furbo e approfittatore rappresenta una parodia degli stereotipi sugli italiani in guerra. Il suo nome, che richiama quelli di Benito Mussolini e Galeazzo Ciano, si deve a una burla che nel 1964 un gruppo di studenti di liceo amici di Bonvi fecero al preside della loro scuola, inviando al settimanale Oggi una lettera a firma di un fantomatico Galeazzo Musolesi, che affermava di essere stato compagno d'armi del preside durante la prima guerra mondiale e lo descriveva come un eroe, dicendo di averlo sentito leggere ad alta voce Dante sotto un furioso bombardamento per sollevare il morale delle truppe.


Il fumetto è una forma d’arte e di comunicazione che continua ad accomunare, seppur con rinnovati personaggi e stili, svariate generazioni e per me la mostra è stata un piccolo tuffo nel passato, in un mondo che un po' mi manca.