Santa Maria in Valena (Valpolicella, VR)

mercoledì 31 agosto 2016

#letture ROSSO FLOYD

autore: MICHELE MARI
editore: Einaudi (2010)


Si legge agevolmente in... tre giorni.
Una recensione web: booksblog.it
Io dico che... si tratta di una lettura davvero ipnotica che ti conquista fin dalle prime pagine.

“Pur trattando prevalentemente di personaggi storici e di fatti reali – premette, infatti, sornionamente, nell’Avvertenza – questo romanzo è da intendersi come opera di fantasia in ogni sua parte. La confabulazione delle voci, appartenenti di volta in volta a individui realmente vissuti o viventi, a personaggi inventati, a esseri fantastici [si vedano i siamesi Mostro Rosa e Mostro Fluido, N.d.r.], non vuole in alcun modo avere un valore documentario.”


Non c'è miglior sintesi che questa, proposta come nota introduttiva dall'autore stesso.
Il libro diventa così un appassionante viaggio con e attraverso i Pink Floyd, con la loro storia e le loro anime artistiche (e non) che si intrecciano in un caleidoscopio di capitoletti che trovano la loro cerniera in Syd Barrett, il crazy diamond, il personaggio a partire dal quale tutto si incrocia e prende (o perde) senso.
Psichedelia e sogno, follia e poesia, amicizia ed egoismo competitivo hanno sempre animato questo gruppo capace di fondere in modo unico differenti indoli artistiche ed umane e che, pur con decisi strappi, è stato capace di segnare in modo indelebile il progressive tra anni Sessanta e anni Novanta con intuizioni e suggestioni ormai inconfondibili.

Non male per un gruppo che, a detta propria, non avrebbe vinto nessun talent show agli esordi.

http://www.dailymotion.com/video/x17udoc_the-great-gig-in-the-sky-pink-floyd-live-in-venice-1989_music 
clicca sull'immagine per... un ricordo del grande concerto di Venezia del 1989
 
https://www.youtube.com/watch?v=eOLmt_un_Uw 
clicca sull'immagine per... gustare la brillantezza del diamante
 
La musica dei Pink Floyd è in fondo il prisma che scompone il raggio di luce, mostrando lo spettro di colori che lo costituisce, o ancor meglio il raggio stesso.

martedì 30 agosto 2016

#letture SUL LETTINO DI FREUD



Una recensione: succedeoggi.it
Si legge agevolmente in... dieci giorni ma se vi piace molto l'autore i rempi si accorciano un po'

Altro bersaglio centrato per Yalom che, pur riproponendo il suo consueto intreccio tra narrazione e psicoterapia, riesce a differenziarsi rispetto alle sue altre più o meno recenti pubblicazioni.
Seymour Trotter, Ernest Lask e Marshal Streider sono tre psicoterapeuti che in contesti diversi, ma strettamente intrecciati dal punto di vista della loro professione, finiscono per attraversare il tema portante di tutto il romanzo, corrispondente ad una semplice domanda: quanto spazio ha la verità nel rapporto con i propri pazienti? Oltretutto questa esiziale questione viene sapientemente sfruttata nella scrittura fino addirittura all'inversione dei ruoli paziente/terapeuta e inevitabilmente suggellata da una caustica battuta finale (<Sono sempre pronto per la verità>). Tale battuta/explicit ben racchiude, seppur in modo paradossale, tutto l'andamento del libro, andamento che forse corrisponde proprio a quello delle nostre giornate, nelle quali ci relazioniamo continuamente con gli altri ma senza mai conoscere fino in fondo il vero punto di vista di nessuno, forse nemmeno di noi stessi.
A queste condizioni come non finire sul lettino di Freud?
E come sempre con Yalom, buona lettura e buona terapia!

La trama (tratta da NeriPozza.it)
Sul lettino di Freud è la storia di Seymour Trotter, Ernest Lask e Marshal Streider, tre psicoterapeuti che, in virtù della sorte connessa alla loro professione, si trovano a condividere trionfi e fallimenti, fatti e misfatti, onori e infamie della loro pratica terapeutica. 
Seymour Trotter, settantun anni, un patriarca della comunità psichiatrica, venerato in tutto il Nord della California per la sua sagacia e il suo motto: «La mia tecnica consiste nell’abbandonare qualsiasi tecnica!», va incontro alla rovina dopo aver preso in analisi Belle Felini, una trentaduenne di gradevole aspetto, bella pelle, occhi seducenti, vestita con eleganza, ma con una lunga storia di autodistruzione alle spalle. Nell’istante in cui l’«alleanza terapeutica» con la sua paziente sembra dare frutti che nessun Prozac può procurare, Trotter viene accusato di comportamento sessuale inappropriato nei confronti della giovane donna e sottoposto ad azione disciplinare dal comitato etico per la medicina.
Incaricato del procedimento è Ernest Lask, assistente universitario presso la facoltà di psichiatria, studioso che ignora quasi tutto della psicoterapia. L’incontro con Trotter, tuttavia, lo affascina e seduce a tal punto che Lask diviene un affermato psicoterapeuta. Giorno dopo giorno, i suoi pazienti lo invitano nei luoghi più intimi delle loro vite. E giorno dopo giorno lui ringrazia i grandi progenitori dell’analisi: Nietzsche, Kierkegaard, Freud, Jung. 
Finché non viene il momento in cui nessuno dei grandi guaritori del passato può soccorrerlo. Lask applica un approccio radicalmente nuovo, basato su una forma di «alleanza terapeutica» con il suo paziente Justin. Ma quando quest’ultimo decide di abbandonare bruscamente la moglie, Lask  è costretto a correre ai ripari il più in fretta possibile, poiché si rende conto di aver commesso un grave errore di valutazione e di essersi curato più di sé che di Justin nell’analisi.
Errore che confessa al suo supervisore Marshal Streider, il quale, benché abbia fatto suo il motto creativo di Trotter, non riesce a scrollarsi di dosso alcuni suoi comportamenti compulsivi, in particolare l’attrazione per il denaro che turba i suoi rapporti col mondo.

clicca sull'immagine per... Galimberti parla di Freud e psicoanalisi

domenica 21 agosto 2016

#letture KAFKA SULLA SPIAGGIA

autore: HARUKI MURAKAMI
editore: Einaudi (2009)


si legge agevomente in: SETTE/DIECI GIORNI
una recensione web (magari non esemplare nello stile, ma esauriente e pertinente): cronacheletterarie.com

"Kafka sulla spiaggia" è stata in questi mesi estivi la mia porta di ingresso nella narrativa di Murakami.
Tamura Kafka, il protagonista, incrocia il suo destino di adolescente con quello di altri personaggi misteriosi e inquieti, nel suo tormentato confronto con il complesso di Edipo, rivisitato, ma non troppo, da Murakami in un Giappone appena abbozzato nei luoghi e tutto sommato senza un preciso orizzonte temporale.
La mescolanza di vari livelli (gli incroci e i rimandi tra i vari personaggi) e generi di narrazione (formazione, surreale, erotico) produce un romanzo divertente ma allo stesso tempo rassegnato all'accettazione di un destino tanto indecifrabile quanto inevitabile.

Qualche volta il destino assomiglia a una tempesta di sabbia che muta incessantemente la direzione del percorso. Per evitarlo cambi l'andatura. E il vento cambia andatura, per seguirti meglio. Tu allora cambi di nuovo, e subito di nuovo il vento cambia per adattarsi al tuo passo. Questo si ripete infinite volte, come una danza sinistra con il dio della morte prima dell'alba. Perché quel vento non è qualcosa che è arrivato da lontano, indipendente da te. È qualcosa che hai dentro. Quel vento sei tu. Perciò l'unica cosa che puoi fare è entrarci, in quel vento, camminando dritto, e chiudendo forte gli occhi per non far entrare la sabbia.

Io mi sono limitato a farmi trascinare dalla penna dello scrittore, capace di “trasformare l’irreale in qualcosa di perfettamente plausibile e sensato”. L'ho fatto senza pormi troppe domande e, tutto sommato, sentendo vivere dentro il giovane protagonista una parte di me, quella che si interroga sulla direzione da prendere nel proprio viaggio quotidiano. Perché ogni viaggio è prima di tutto un viaggio dentro se stessi, cercando magari di non prendersi troppo sul serio.
 

sabato 20 agosto 2016

#inviaggio PUGLIA (2016)

Esistono vari modi per immortalare un territorio.
Marco Montanaro, scrittore pugliese, vive giustamente la sua regione come un luogo dell'anima e ne traccia una mappa quasi post-moderna.
Dal mio canto, molto più inconsapevolmente, mi son avventurato pure io lungo le strade odierne della Puglia, per la prima volta nella mia vita, nei primi giorni (appena trascorsi) di agosto 2016.

 il tramonto a Mola di Bari (05.08.2016)

Non ho una mia Puglia da presentare in modo altrettanto emblematico: troppo poche le giornate trascorse nel tacco dello Stivale, tante ancora le Puglie da scoprire ed ammirare (tradizionalmente e geograficamente quattro, Gargano, Tavoliere, Murge, Penisola Salentina, ma più specificamente almeno cinque/sei, Daunia, Gargano, litorale adriatica, Salento, valle d'Itria, territorio apulo-lucano) lungo ben oltre 400 km. di dorsale e quasi il doppio di estensione se consideriamo lo sviluppo costiero.

Ho comunque qualche immagine da condividere, più di qualche amico e amica da ringraziare perché mi ha fatto amare preventivamente questa regione negli anni e ho tantissime emozioni da portarmi dentro e magari lasciare anche in trasparenza qualche riga più in giù.
Se vorrete dedicarmi qualche minuto, magari gustandovi un aperitivo o un cocktail in mia salute, insomma... un brindisi... grazie!! Visto che a Brindisi non sogno riuscito a spingermi, pur continuando a perpetrare il lapsus Brindisi anziché Barletta nella mia fallimentare pronuncia... la voglia di scoprire a volte gioca brutti tiri o semplicemente sto diventando sempre più vecchio e imbranato... viaggiando si scopre anche questo! 

 


2016 


Buona lettura :-)



LA FERROVIA
 

Ho viaggiato in treno attraverso l'Italia e sempre in treno (più qualche bus) attraverso la Puglia. Dalla linea nazionale alle linee locali (Bari Nord, Ferrovia Sud Est, ma ci sarebbe anche l'Apulo-Lucana) la regione si gira bene, ma non benissimo: l'auto rimane (purtroppo) la soluzione migliore.



BARLETTA


Prima base del mio viaggio (e antica tappa dei pellegrini lungo l'Appia) mi ha permesso di passeggiare sul lungomare dedicato a Pietro Paolo Mennea, di ammirare splendide chiese (crociate e non), nonché la mostra su Annibale, che nella vicinissima Canne aveva quasi piegato la Roma Repubblicana. Una città dal grande potenziale Barletta.
 

TRANI
 

Incantevole!! Se poi arrivate a ridosso del tramonto, camminando sul lungomare/belvedere, farete fatica a non innamorarvene! Momento top :-)


 TRAGEDIA FERROVIARIA 

 

Ci sono ferite ancora aperte nella corsa della Puglia verso un futuro sempre più adulto... difficile aggiungere altro o trovare le parole per raccontare cos'è accaduto tra Andria e Bisceglie. E non crediate che i pugliesi sia gente che dimentica facilmente.


CASTEL DEL MONTE


 
Nel Medioevo ci sono stati castelli e castelli... un luogo magico, in parte ancora misterioso, nel quale aleggia non tanto lo spirito di Federico II, comunque presente, ma la sapiente mescolanza di stili che mettevano insieme senza tanti dissidi diverse culture e diversi modi di vivere. Attuale, no?


MOLA DI BARI


Seconda base del mio viaggio, grazie alla quale (insieme alla splendida accoglienza di Tonia) ho potuto fare le mie incursioni verso il mare di Polignano e rimanere alla portata del fascino di Bari e Monopoli. Oltretutto a Mola, paese di pescatori, si mangia del buonissimo pesce e l'acqua è davvero da bandiera blu. All'appello manca solo Conversano, alla quale ho dovuto a malincuore rinunciare, visto che la domenica in Puglia gli spostamenti senza auto sono davvero limitati.


POLIGNANO A MARE


Paradiso a cielo aperto, fascino e tradizione (nonché ristorante di super lusso sulla scogliera per chi volesse o potesse, fate voi): il paese di Mimmo (Domenico Modugno) è da sempre tappa obbligata lungo la costa adriatica per chi ama la bellezza, specie se a strapiombo sul mare.


FORTEZZA PUGLIA (vedi elenco)

 la torre di San Vito di Polignano (06.08.2016)

Come già ricordato, la linea di costa pugliese è ancora più inesauribile della già sua imponente dorsale. Se poi, seguendola, non avrete fatto altro che incontrare porti, chiese (romaniche più a nord e barocche man mano che si scende), castelli (normanni, svevi, angioini, aragonesi), non rimarrete delusi.
A proposito: è il tragitto ideale per fare il gioco della torre! Che abbondanza :-)


MONOPOLI
 

Una vera sorpresa e una grande scoperta. E dire che ho aspettato un'ora bloccato nel sottopasso della stazione (sud :-)) in attesa che smettesse di diluviare (per un attimo ho pensato che il treno avesse attraversato un tunnel spaziotemporale per punirmi e non allontanarmi troppo dai temporali estivi veronesi). Dopo averla visitata smetterete di pensare all'omonimo gioco di società come prima accezione: cattedrale e castello superano largamente la quotazione di Parco della Vittoria :-)


BARI


Si vede che è la capitale (dalle strade, dalla gente... da tutto), ma dentro di sè, da brava capitale, porta e riassume tutte le altre città pugliesi: le piazze dove confabulare, il porto dove viaggiare e commerciare, il castello dove comandare e difendersi. E poi c'è Bari Vecchia, bellissima e un po' maledetta (proprio come sa esserlo la vita) all'interno della quale San Nicola (ma non dimenticate di omaggiare la bellissima cattedrale di San Sabino) ha dettato canoni e proporzioni di gran parte delle chiese dell'epoca.


MARTINA FRANCA



Terza e ultima base del mio viaggio, gioello incastonato insieme ad altri gioielli nella valle d'Itria. Per questo e per altre faccende più personali ho pensato che fosse la tappa ideale per bagnarmi un'ultima volta nei due mari e rotolare il più possibile verso sud. I prodotti locali sono una garanzia.


ALBEROBELLO


Il sogno di un bambino è andare a Gardaland? Io son nato prima che inventassero questo slogan e comunque Gardaland l'avevo già visitata infante per motivi di vicinanza geografica.
Più difficile per me a quell'epoca raggiungere la terra dei trulli, tanto che con i trulli ero riuscito ad avere contatto solo alla Mini-Italia di Bergamo, oggi completamente rinnovata.


LOCOROTONDO


Altro luogo che solo in Puglia puoi far conto di trovare, uguale ma allo stesso molto differente da altre località più o meno limitrofe, unica però nel suo genere. Non è densa come Alberobello ma qualche trullo ce l'ha (uno addirittura fa da cabina elettrica); non è signorile come Martina Franca, ma solo perché ha meno palazzi. Se ci fosse il mare sarebbe Polignano, ma ci troviamo nella Puglia dell'entroterra (eppure il dubbio che il mare ci sia ti rimane); di certo non è Venezia (e lì non ci piove) eppure non smettevo mai di fotografarne gli scorci sempre uguali e sempre diversi.
Loco-rotondo... e il cerchio e la mia prima giornata in valle d'Itria (meravigliosamente) si chiudono.


SAN FOCA


Ultima spedizione adriatica per me, per poter visitare anche il barocco di Lecce. Giornata movimentata la mia a San Foca: per il mare, per le emergenze in mare, per le camminate sotto il sole. Un martire dal nome curioso (ma ad est lo portò anche un imperatore bizantino) dà il nome a un paese tutto giocato tra il suo porticciolo e l'immancabile torre costiera (nei pressi della più gettonata Torre dell'Orso) con tante ma tante (seconde) case per le vacanze: siamo in Salento!


LECCE


L'Arena di Lecce ci ricorda che la storia da queste  parti l'hanno fatta già i Romani, ma poi Lecce è soprattutto le sue chiese, nelle quali ci si sposa a ritmo ininterrotto per tutto l'anno, specie in alcuni periodi (questo compreso). Obbligatoria la visita al Duomo e alla sua cripta, ma è difficile fare cilecca qualsiasi strada si percorra. In fondo, o meglio in alto, c'è sant'Oronzo che sorveglia e protegge in cima alla sua colonna.


MANDURIA


Tutto sommato io darei ragione all’Adelung, perché se partiamo da un alto-tedesco Breite il passaggio a Braida è facile, e anche il resto: il dittongo che si contrae in una e apertissima, e poi la rotacizzazione della dentale intervocalica, che oggi grazie al cielo non è più un mistero per nessuno. La si ritrova, per esempio, nei dialetti del Middle West americano, e infatti quel soldato di aviazione che conobbi a Manduria mi diceva “haspero” mostrandomi il ditone della mano destra ingessato, e io non capivo; ma poi non c’è nemmeno bisogno di scomodarsi a traversare l’Oceano, perché non diceva forse “Maronna mia” quell’altro soldato, certo Merola della compagnia comando, che era nato appunto a Nocera Inferiore?



SAN PIETRO IN BEVAGNA


Avventuroso anche l'epilogo della mia estate pugliese (visto che il ritorno a Verona/Valpolicella è stato cullato da una placida Freccia di Trenitalia): raggiungere (per la prima volta) la costa jonica non è per nulla complicato, più enigmatico il percorso inverso. Tra Oria, Manduria e Campomarino bisogna calcolare bene i tempi! San Pietro di Bevagna mi ha regalato un mare bellissimo e un ultimo bagno a ridosso di Punta Prosciutto e non distante da Porto Cesareo e da Gallipoli. Non male come chiusura, fermo restando che alla fine in Puglia ti innamori di paesini meno noti o gettonati come Francavilla Fontana, Cisternino o Massafra anche senza averli ancora visitati. E' semplicemente la voglia di viaggiare e di scoprire che prende il sopravvento. E ti senti meno imbranato :-)


 Buona (fine) estate (2016) a tutti :-)

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