Santa Maria in Valena (Valpolicella, VR)

domenica 28 settembre 2014

LETTURE - Io viaggio da sola


ISBN 9788806212834

E' bello, veramente bello, ritrovare Maria Perosino, specie ora che non c'è più.
La vita - si sa - è come un viaggio e Maria Perosino - lo si capisce dai suoi (due) Coralli Einaudi - la propria esistenza l'ha sempre vissuta pienamente, sempre alla ricerca di una storia da raccontare.


"Io viaggio da sola" si sfoglia, si legge e si rilegge con piacere. Certo l'idea della solitudine dichiarata esplicitamente nel titolo magari può non entusiasmare, ma se diventa una base di partenza per un viaggio, per un incontro, per la scoperta, allora, forse, la faccenda si fa interessante.


Io perciò, lettore divagante, che, quasi per caso, ha intrapreso prima la lettura di "Le scelte che non hai fatto", e che ama in modo esagerato quando una scrittore fa della divagazione (intelligente naturalmente) la sua cifra, mi permetto un consiglio: leggetevi il prologo (già disponibile al link sovrastante) e poi, recuperato lo scritto, tuffatevi nello splendido capitolo sulle vacanze intelligenti. Non rimarrete delusi.

Vivere, leggere, viaggiare sono per antonomasia azioni divaganti che quando trovano nella scrittura una interprete così appassionata e devota come Maria Perosino hanno portato e porteranno un brivido speciale nella sua e della nostra storia, quella quotidiana delle piccole intuizioni e dei piccoli momenti, che alla fine si ricompongono magicamente nel grande puzzle del racconto. Ed eccolo qua, alla fine, in poco meno di duecento pagine, il racconto (di sè e degli altri) come felice occasione di incontro.

lunedì 15 settembre 2014

LETTURE - L'ultima riga delle favole


L'ULTIMA RIGA DELLE FAVOLE
Longanesi

Il titolo parla chiaro e di favola si tratta. Lo scrivo a scanso di equivoci, perché la lettura di questo Gramellini forse non entusiama chi si è orientato sui (suoi) testi precedenti (o successivi).
Ha però il potere, per chi crede nelle favole (come genere di racconto s'intende) di regalare continui squarci sul buio legato a quelle domande profonde (filosofiche, esistenziali, religiose, o fate voi... insomma, semplicemente... domande) che da sempre e per sempre ci portiamo dentro, sia che la vita ci sorrida sia che abbia deciso di allontanarci dai nostri sogni.

Per me l'avventura del protagonista Tomàs non è stata facile da seguire, perché Gramellini metaforizza ancora di più il linguaggio della favola (più di quanto io non sia abituato), pur riproducendone (a mo' di Pinocchio) la struttura didascalica per garantire un minimo di solidità a questa lunga divagazione tra incontri e prove del protagonista. 

E' un libro, secondo me, impegnativo da leggere e difficile da consigliare (a me l'hanno consigliato e questo mi ha aiutato a finirlo, per poi eventualmente confrontarmi su quanto letto). Dopo passaggi illuminanti trovavo parti per me dispersive che però tornavano dopo un po' (un po' è generico, lo ammetto, ma è difficile dare un'unità di misura... dentro alle Terme) a regalare qualche altra piccola perla. Ne ho perciò apprezzato (almeno quando ci sono riuscito) la profondità e non ho mancato di annotarmi (sottolineandoli) gli insegnamenti più importanti: lottare per un traguardo, la sottile differenza tra emozione e sentimento, la centralità del dolore, la ricerca soprattutto dentro di sè, l'amore come creatore ma anche come creatura.

Ed ecco la mia ultima di riga...
nei sogni come nelle favole (come nei libri letti) non sempre tutto è chiaro: a volte si procede a sprazzi!

mercoledì 10 settembre 2014

LETTURE - La fatica di diventare grandi


MARCO AIME - GUSTAVO PIETROPOLLI CHARMET
La fatica di diventare grandi
La scomparsa dei riti di passaggio
Einaudi
ISBN 9788806219970

Agile e aureo volumetto grazie al quale vi sarà tutto più chiaro su una questione sempre più cruciale in una società odierna giustamente etichettata come "liquida" (clicca Bauman): quando e come si diventa grandi?

Come è costruito il volumetto? - Nella prima parte, affidata a Marco Aime, vengono ripilogate e aggiornate le nozioni relative ai cosiddetti riti di passaggio, ovvero quei momenti dell'esistenza, specie un tempo comunitari, nei quali si abbandonano rispettivamente l'infanzia e l'adolescenza per continuare nel cammino della crescita fisica e psicologica. Nella seconda parte, affidata all'illustre psicologo dell'età evolutiva, viene scandagliata con la ormai nota prosa lucida e clinica di Pietropolli Charmet l'età della preadolescenza, età emblematica di come anche altri momenti di passaggio dell'esistenza non siano riconoscibili e definibili agevolmente come in passato, con l'inevitabile conseguenza che gli stessi riti di passaggio si sono tutto sommato privatizzati e ridimensionati. 

Perché leggerlo il volumetto? - Perché sia che siate (ancora meglio) educatori sia che siate lettori più (dis)interessati troverete spunti, notizie, analisi e riflessioni puntuali su come stia cambiando l'approccio dell'uomo ai propri compiti di sviluppo, che tutto sommato sono rimasti gli stessi, pur venendo scanditi e reinterpretati in modo sempre più individualistico e consumistico.

Come sfruttare la lettura? - Traendo spunti per il proprio eventuale lavoro o incarico in campo educativo, ma ancor di più garantendo uno spessore ad un eventuale intervento che proporrete nell'eterna discussione su come vanno le cose nel mondo di oggi.


E, per chiudere, contestualizzandole, le frasi che più mi hanno colpito.
Buona lettura del volumetto e, se ne avrete tempo e piacere, spazio per i commenti nel box di sotto ce n'è quanto volete.

Alla base della confusione delle generazioni e della difficoltà di distinguere con nitidezza un adulto da un giovane c'è la difficoltà ad interpretare il concetto di limite. Scrive Marco Aime a p. 83:
"[...] un'insofferenza sempre maggiore nei confronti dei limiti. I limiti, però, sono fondamentali per la costruzione delle identità [...] (essi sono) una barriera che segna una differenza. Poiché non possiamo essere tutto o tutti, occorre fare scelte, e ogni scelta implica necessariamente una rinuncia".

Sulla tendenza dei riti di passaggio a ridimensionarsi in modo netto rispetto ad un tutto sommato recente passato. Scrive Marco Aime a p.95:
"La confusione dei ruoli e la 'liquidità' che segnano la società postmoderna [...] Pertanto, anche i passaggi al loro interno risultano più permeabili, tracciati meno nettamente".

Su come sono cambiati e si sono attenuati il significato e la funzionalità dei riti di passaggio scrive Gustavo Pietropolli Charmet a p. 113:
" (il problema è) se il partner possa o meno aiutare, sostenere e cooperare nella realizzazione del proprio progetto di soggettivazione [...] (alla base ci sta) un piano (individuale) che ha bisogno della coppia per essere concretizzato. Da soli, infatti, non è facile perseguire certi obiettivi [...]".

Provocazioni forti di Gustavo Pietropolli Charmet:
(p. 116) Perché quelle che si pensavano fossero le caratteristiche degli studenti di seconda o di terza media, oggi appartengono a bimbi che frequentano la quinta elementare?
(p. 118) masse di giovani in questa dimensione sociale intermedia (tra adolescenza e vita adulta), inventatata dalla cultura e priva di qualsiasi riferimento agli orologi biologici

Io, personalmente, accompagnato dalle note di Neil Young, che tanta compagnia mi fa in questi giorni,


partirò da p. 148:

"la scuola di oggi pensa agli individui, non  riesce a vedere la mente del gruppo"

Change your mind!

lunedì 8 settembre 2014

COME VANNO LE COSE - Le Mille e... qualche Tweet

Sono giorni di grandi promesse a livello politico e non.

Infatti, un anno sta per ricominciare. E' una specie di anno legale (un po' come l'ora, quella che ci fa dormire... ma perché poi dormire? uno fa quello che vuole, no?... un'ora di più). E' l'anno che ogni anno (ri)parte a settembre e poi finisce a giugno, luglio, agosto (o a settembre) del successivo, a seconda della ormai sempre più frammentata percezione dell'estate. Ma non ci sono più le stagioni e nemmeno le mezzestagioni di una volta, per non parlare degli Italiani (popolazione della quale in realtà una importante fetta è di origine o provenienza straniera) che vanno in vacanza un po' quando vogliono o possono permetterselo.

Insomma tutto questo giro per arrivare a concludere che l'Italiano medio non esiste più.

Ma dicevo - non ho girovagato poi così a caso nel mio preambolo - sono giorni di grandi promesse a livello politico e non, ed è all'Italiano medio (quello che secondo me è in via di estinzione ma secondo altri raggiunge almeno il 41%) che Matteo Renzi si appella con i suoi Mille Giorni.



Eh sì, i Mille giorni... riconosco che Matteo Renzi goda di una importante apertura di credito e che, pur sempre più criticato, specie dai suoi (su chi è stato fatto fuori dai suoi si potrebbero scriveri capitoli sconvolgenti), molti sembrano fare ancora il tifo per lui... ma ho paura che i Mille Giorni finiranno per trasformarsi nelle favole de "Le Mille e una notte", o altro, se tutto va come è sempre andato a queste latitudini.
Anche perché il vero guru dell'Italia sembra essere sempre più Draghi, una versione di Mario più simpatica dell'altra (Monti), stimata ma non invisa quanto Sergio (Marchionne) e lontana (per ora) dai pregiudizi politici attraverso i quali l'Italiano medio forse in via d'estinzione sembra negli ultimi venticinque anni aver guardato alla politica, alla faccia di Beppe (Grillo) che, nonostante il Maalox, qualche mal di pancia ultimamente deve ancora digerirlo e che qualche castroneria riesce a centrarla sempre meglio.


Ma forse mi sbaglio e l'Italiano medio esiste (i più maligni penseranno al celebre dito, icona trasversale, ma un po' in calo per fortuna, di varie generazioni) ed è l'Italiano che guarda a ciò che gli interessa, lasciando molto, troppo, sullo sfondo il resto, insomma l'Italiano che guarda al suo particulare, se volessimo alzare il livello dei riferimenti alla patria istoria.

Prendete ad esempio le linee guida sulla scuola, che in questi giorni d'avvio del mio undicesimo anno scolastico dalla parte della cattedra ho avuto modo di leggere e riguardare.

E' stata tutta una corsa, almeno tra i colleghi che conosco, al calcolo dello scatto di anzianità, agli auspici di assunzione, etc. (e chi di personale ne ha, di personale ne estrapoli).
A parte, devo dire, Antonella che è venuta in mio soccorso, facendomi notare che quello del Governo è un documento finalmente leggibile, e che qualche speranza la dà, non fosse altro perché di sola speranza si sono nutriti i docenti che da molti anni più di me vivono e amano la scuola.
In fondo il documento di Renzi l'hanno redatto gli esperti (i saggi, nel politichese di oggi) del MIUR; però un po' d'ironia, io (ma non solo io) non ho rinunciato, come sempre a ben vedere, a farla.
Ma, ed è forse per questo che Antonella, pur sempre molto critica, mi invita all'ottimismo per ogni giovane Luccisano che spinge c'è sempre, a far rima e a controbilanciare le spinte, una meno giovane (ma non troppo) Maria Pia Veladiano
pronta a ricordarci che svolgere il proprio lavoro in semplicità, senza grandi proclami (non me ne voglia il pur determinato Matteo Renzi, che nell'agone politico si infiamma quasi avesse l'appendicite e non l'annuncite), è la strada da seguire (a way to go).
Italiani medi, sempre che ci siate, siete avvisati: niente formule magiche di Aladino e niente alibi per (ri)partire bene col "nuovo anno" 2014-2015! Soprattutto scegliete con attenzione il vostro guru. Io comunque, cari Italiani medi, anche se non credo alla vostra esistenza per educazione vi saluto e vi informo che in questi giorni la mia scelta (del guru) è ricaduta sulla compianta Maria Perosino.


mercoledì 3 settembre 2014

LETTURE - Le scelte che non hai fatto

Ci sono libri che scegli un po' per caso sullo scaffale della libreria, un po' attirato dalla copertina, ma anche no; poi li porti a casa fiducioso, e alla fine non ti deludono.
E' un circolo virtuoso che comincia già in negozio, alla prima fugace occhiata, che trova conferma nella veloce scorsa dei risvolti di copertina, che si chiude ma continua con l'ultima pagina del libro, regalandoti la sublime sensazione sia di avere doti di preveggenza sia di aver trovato un nuovo filone in quella inesauribile miniera (non basterebbero del resto molteplici vite) che è la lettura.


MARIA PEROSINO, Le scelte che non hai fatto, Einaudi

Era da (troppo) tempo che non leggevo un libro così, forse dal 2001 quando per motivi accademici (la tesi di laurea) dovetti, prima per dovere e poi per piacere, leggere e rileggere, studiare e scandagliare La vita agra (1962) di Luciano Bianciardi.
E' stato un piacere leggere di nuovo di Milano (ma questa volta al femminile), fare di nuovo i conti con un io che si racconta per allusioni e divagazioni (un io pirandelliano però aggiornato alla Zeitgest, insomma allo spirito dei tempi del 2013, tra una coda alla cassa dell'Esselunga, tante cenette da sola o meglio se in compagnia di un'amica fidata, le ricette di una cucina non più tradizionale, le tante storie di vita odierna ascoltate e più o meno fedelmente riportate... che è un po' il cuore pulsante di ogni Romanzo che si rispetti), un libro completamente diverso ma altrettanto (anzi più) accattivante del precedente, perché mentre lo leggevo si (ri)apriva per me un nuovo orizzonte, un orizzonte che mi ha sempre intrigato e che è forse proprio la grande cifra di questi anni (basta guardare qualche serie tv, Lost, in primis, direi): la vita non vissuta.


LOST, il messaggio finale:
"Il nostro compito è far tornate tutto come dovrebbe essere"

Eh sì, la vita non vissuta (ovvero le scelte che non facciamo, anche senza volerlo) non si cancella del tutto. Ciò che non siamo diventati, lascia una traccia “... appena qualche metro più indietro. Su altre gambe” (cit.). Maria Perosino, che ci ha lasciato per sempre quest'estate e della quale può valere come ricordo questo bellissimo pezzo del suo amico Stefano Bartezzaghi



(sì lui, Stefano, il figlio dell'altro Bartezzaghi, forse quello più celebre), riesce con tocco magico, leggero e ironico a raccontarsi e a raccontarci in modo divagante, frammentato e fulminante con passaggi come questo

Credo sia un 49%, quello. La scelta che mettiamo da parte per un soffio [...] E lui, l'altro me, con il suo 49%, ha smesso di crescere, ma non di abitare con me.


Alla fine ho capito che il nostro io più e vero e profondo, quello di cui in fondo, nessuno si deve davvero vergognare o deve aver paura di esplorare, è dato proprio dalla somma ineludibile di tutto ciò che ci portiamo dentro e dietro, e che il nostro domani può sempre far riemergere se vogliamo. E un po' lo vogliamo. Parola di Orsetta Nigroni Merri, dietologa, amica e molto ma molto altro.