Santa Maria in Valena (Valpolicella, VR)

martedì 28 ottobre 2014

lunedì 20 ottobre 2014

De montibus aureis

ospito con gioia il report di Paolo aka Faramir sul recente veNERDì al Madigan's. Porte aperte a chi volesse intervenire la prossima volta. Via Twitter o tramite questo blog fate un fischio.

In un clima ancora estivo, si ritrovano al Madigan’s Pub i probi pionieri del #veNERDì (e questo appellativo sarà chiaro leggendo fino in fondo il report della serata) Simone, Jacopo, LucaGGi, il Mojo e Faramir; grande assente Glorfindel, per motivi di salute, sperabilmente ignoti ad un altro mutual friend assente, che gli twittava pochi giorni fa un ‘sei vivo?’ alquanto gufesco.


Ma i gufi non sono quello che sembrano, sicché la serata è stata un po’ tutta all’insegna del ritorno di Twin Peaks, a cura dei suoi creatori originali, David Lynch e Mark Frost, nel 2016 – per un sequel alle vicende interrotte nel 1991 che rende a posteriori veritiera la promessa di Laura Palmer, a Cooper nella Loggia Nera, che si sarebbero rivisti dopo 25 anni. Gli effetti di una notizia del genere sul fandom universale sono stati devastanti: nel suo piccolo, chi scrive ha perso istantaneamente interesse per molte delle serie ripartite da poco (segnatamente Homeland, The Walking Dead, Person of Interest) e per quelle che lo faranno a breve (Game of Thrones su tutte), dichiarando che per i prossimi due anni guarderà solo Twin Peaks, Fuoco Cammina con Me, omaggi (il Wayward Pines di M. Night Shyamalan?), parodie (la puntata Dual Spires di Psych), Missing Pieces, backstage, blooper, interviste,  documentari e ogni cosa riguardi la cittadina che tanto ha segnato l’immaginario di molti di noi. Nel 2015 uscirà anche un romanzo di Mark Frost a raccontare cosa vi sia successo in questi cinque lustri, ma nel frattempo c’è modo di studiarsi approfonditamente la faccenda, a partire dall’ultimo libro su Twin Peaks pre-annuncio di Lynch: Reflections. An oral history of Twin Peaks, di Brad Dukes.

Ma vale davvero la pena piantare tutto ciò che non è Twin Peaks? I presenti giurano che Person of Interest meriti di essere comunque seguita, e sicuramente la lunghezza mai eccessiva garantisce una maggiore visibilità alle serie britanniche (tra le quali attendiamo le nuove stagioni almeno di The Fall, Black Mirror e Sherlock). Utopia, peraltro, non è stata rinnovata per una terza stagione, per il disappunto di molti. C’è l’oggetto misterioso Intruders, con protagonista John Simm, prodotta da BBC America e enigmatica tanto da essere soporifera... e poi c’è Doctor Who, che l’affetto più che l’interesse ci impone di seguire – per cercare di abituarci al buon Peter Capaldi. Nel frattempo è uscito – in inglese, per ora – il primo (e probabilmente unico) romanzo con protagonista il War Doctor (altrimenti noto come Ottavo Dottore e Mezzo, con le fattezze di John Hurt), Engines of War, di George Mann, racconto – pare notevolissimo – della Guerra del Tempo.

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Tornando dall’altra parte dell’Atlantico, e anzi portandoci sul Pacifico, scopriamo che a fine ottobre debutta un nuovo spettacolo di wrestling, Lucha Underground, prodotto da El Rey Network di Robert Rodriguez: la cosa interesserebbe solo quelli che coltivano il guilty pleasure della lotta libera professionistica, non fosse che lo stesso network ha trasmesso la prima stagione di From Dusk till Dawn. Esatto, si tratta della serie televisiva basata sull’omonimo film di Rodriguez, quello con George Clooney, Quentin Tarantino, Harvey Keitel, Juliette Lewis, quello in cui... ma non possiamo spoilerare, perché c’è chi non l’ha visto. Dieci episodi, e ci sarà una seconda stagione: forse un’eccezione qui si può fare.
Intanto l’eccezione Faramir la farà senz’altro sulla seconda stagione di The Leftovers, dopo che la serie – basata su Svaniti nel nulla, di Tom Perrotta, anche co-sceneggiatore – ha diviso profondamente il pubblico, disorientandolo in modo magistrale. E’ proprio questa rappresentazione del disorientamento che ne fa una serie epocale, che giunge a parlare a un’umanità a sua volta disorientata e in disfacimento, come è quella di Melancholia di Lars Von Trier, sua controparte cinematografica. Come Lost è stata la manifestazione più compiuta dello zeitgeist post-9/11, introdotto al cinema da Donnie Darko, forse The Leftovers è una manifestazione matura dello zeitgeist post-crisi, introdotto sul grande schermo proprio da Melancholia.

il discusso ma affermato regista Lars Von Trier

Abbandonando le teorie sui ‘grandi cicli’, tanto care a chi redige questo resoconto, guardiamo più prosaicamente all’intensità e alla bellezza di Margaret Qualley, che nel telefilm interpreta Jill Garvey, la figlia dello sceriffo protagonista. Ebbene, costei è la figlia di Andie MacDowell, paradigma di bellezza femminile per chi ha vissuto consapevolmente gli Anni Ottanta, e che per noi nerd è soprattutto la co-protagonista di Ricomincio da capo, film imprescindibile e spesso termine di paragone per molte altre narrazioni paradossali. Come quella di Source Code, interpretato da Jake Gyllenhaal, anche protagonista di Donnie Darko – e figlio di quello Stephen che diresse uno degli ultimi episodi di Twin Peaks; o come quella di Edge of Tomorrow, recente prova sf di Tom Cruise; oppure – in qualche modo – come quella di Abre los ojos, di Alejandro Amenabar (il cui remake, Vanilla Sky, sempre con Cruise, ha l’unico merito di sfoggiare come protagonista Cameron Diaz). A questo tipo di narrazione si lega L’alba di Arcadia, di Emanuele Delmiglio, autore ed editore veronese, per la prima volta alla prova del romanzo, dopo due notevoli raccolte di racconti. Appena uscita, è una storia di fantascienza ambientata a Verona (e già questo è qualcosa di originale) che si svolge su più piani di realtà – reale e virtuale, ma chi può dire con certezza cosa è reale e cosa non lo è? Rappresentante tardivo dello zeitgeist pre-9/11, quello che al cinema era stato introdotto da Matrix, oppure qualcosa di completamente diverso? Basato sul dubbio tra chi è vivo e chi è morto, come Il Sesto Senso (sempre di Shyamalan) e The Others (sempre di Amenabar) oppure qualcosa di ancora più sottile? Sicuramente merita di essere letto fino in fondo... senza gli spoiler che il buon Caparezza accatasta nella sua esilarante Kevin Spacey:


Altro autore italiano meritevole di attenzione, Cristiana Astori sta per tornare sul Giallo Mondadori, dopo gli ottimi Tutto quel nero e Tutto quel rosso, con il nuovo Tutto quel blu, basato su una coppia di film oggetto di un appassionante quiz sul social network blu. Romanzo da comprare a scatola chiusa – meglio se una scatola blu, come quella di Mulholland Drive, che – forse contemporaneamente, ma sicuramente inconsapevoli della presenza gli uni degli altri – alcuni di noi hanno visto nello stesso cinema, il Ciak, a poche decine di metri dal pub, prima che chiudesse – come molte, troppe sale in città.
Questo incessante tornare del doppio, dei percorsi paralleli, delle coppie (di personaggi, di film, di luoghi) ci fa venire un dubbio: e se lo zeitgeist post-crisi non fosse il disfacimento della società come eravamo abituati a conoscerla, ma fosse piuttosto la duplicità? Si spiegherebbero tante narrazioni contemporanee, da Another Earth a Enemy, oppure 1Q84 di Murakami... e allora forse – attraversato lo specchio dell’ultima scena della serie originale – la rappresentazione televisiva più compiuta di questo sentire potrebbe essere, nel 2016, proprio Twin Peaks, che fin dal titolo evoca doppiezza.


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POST-ille

Donde proviene Faramir, l'ospite di oggi? De montibus aureis!


Fortunatamente è singolo e non doppio il mons che, aureum, dà il nome alla piccola Manchester che ospita chi scrive. E come – lì e allora – i fondatori della prima cooperativa (i Probi Pionieri di Rochdale, eccoli), in un’epoca che vide anche la nascita di tutti i codici noti di football (incluso quello australiano), ci si ritrova – qui e ora – a parlare di massimi sistemi davanti a una pinta, a fare comunità laddove la disgregazione è la norma.

domenica 12 ottobre 2014

Sport e letteratura

Poeti e narratori hanno da sempre descritto e illustrato l'esercizio fisico e la pratica sportiva.
Nell'antichità l'idea attuale di racconto sportivo non è così precisa ed è al limite legata alle imprese del genere epico (quindi alle idee di lotta, eroismo, sfida). E' insomma il tempo (soprattutto sacro e religioso) delle Olimpiadi, quando lo sport (beati loro!) era più praticato che scritto o parlato!


A partire dal secondo Ottocento il racconto sportivo diventa un vero e proprio genere. I primi sport moderni ad avere un certo spazio nel racconto/trattato sono la caccia e la pesca, insieme alla lotta. Man mano troveranno spazio le varie discipline sportive sempre legate al corpo (atletica e boxe) o agli animali (es. equitazione).

Gli sport che vanno per la maggiore oggi in Italia (calcio, pallavolo, ciclismo, motori) troveranno spazio nei racconti e nei mass media specialmente dopo la Prima Guerra Mondiale, quando si comincia (ma non troppo) a capire che l'unico “conflitto” tollerato dovrebbe essere solo quello sportivo.
Raccontare lo sport e coltivare la Memoria è un dovere come ricorda un grande interprete del racconto sportivo quale è Federico Buffa.

Per chi volesse approfondire segnalo
E intanto mi congedo e vi saluto, cari lettori del blog, con due cronache d'autore: cliccare per credere.

E ricordatevi che in una buona libreria c'è sempre un valido scaffale sportivo (alla Feltrinelli trovo sempre qualcosa di interessante). Altrimenti, da me a Verona, c'è sempre un... Terzo tempo!

lunedì 6 ottobre 2014

Sono qui per dirvi tre cose... anzi quattro!

Sono qui per dirvi tre cose...

I'm here to tell you three things...


... anzi quattro!

... or rather, four!

giovedì 2 ottobre 2014

Angeli e custodi di sè stessi nel circo della vita

Oggi 2 ottobre, festa dei Santi Angeli Custodi.
Vorrei proporvi, cari amici 2.0, un salto dentro ad un circo, ovvero ad un mondo straordinario, più che in via di scomparsa (non a Verona e a Bussolengo però... "linkare" per credere) ma che da sempre sa emozionare, insegnare e talvolta redimere.
Condivido perciò questo commovente cortometraggio (già ben noto da qualche anno in verità) che ha il pregio di riassumere in poco più di venti minuti tutto quello che c'è da sapere sull'accettazione e il riscatto di sè... Che secondo me è un po' la via maestra per diventare angeli (custodi) di sè stessi.
Siamo lontani dalle parti di Frank Capra (La vita è meravigliosa), siamo più vicini a quelle di David Lynch (Fuoco cammina con me!, Inland Empire) e sempre di angeli in qualche modo si tratta, anzi meglio di Angela, che ringrazio, perché ha postato a me ed altri amici (sempre, come voi, amici 2.0), questo speciale biglietto di auguri ancora qualche Natale fa.



Eh sì, perché non concedersela ogni tanto tutta l'emozione (anche musicale)

di circo



angeli 



e redenzione



Tutto perché ero rimasto affascinato da Sir Alfred Hitckcock (tipo molto particolare pure lui) che nel 1942 aveva già capito tutto nel suo film Sabotatori, citando quasi sicuramente il cult movie Freaks.

Insomma, buon 2 ottobre a tutti, belli e brutti.