Santa Maria in Valena (Valpolicella, VR)

lunedì 28 agosto 2017

#Letture IL SOGNO E IL SILENZIO

Ma allontana ogni pena,
forse l'amore ti riscalderà.

Questi splendidi versi chiudono uno straordinario volumetto poetico che ho avuto la fortuna di intercettare.


La poesia, frutto evidentemente dell'animo artistico dell'autore che è stato anche un appassionato di pittura (e nelle liriche ciò traspare), scorre leggera ed elegante ed è stato veramente piacevole trarne giovamento ed ispirazione.



Forse l'amore

Ecco l’autunno, stagione amica,
i giorni sono più brevi,
le sere velate dalla bruma.

E tu, cuore, preparati all’inverno:
le lunghe notti insonni quando l’alba
pare non giunga mai,
il buio accovacciato contro i vetri,
il silenzio della neve.

Ma allontana ogni pena,
forse l’amore ti riscalderà.



Inverno a Recoaro

ieri è nevicato sulla valle.
Dai declivi deserti
più non giungono grida di ragazzi
e l'Agno avaro d'acqua
riposa nel suo greto.

Tra gli addobbi consunti del salotto
muovi le dita ad un confuso accordo
sulla tastiera, oltre i vetri appannati
guardi il bianco veliero della luna
che approda sullo Spitz. Come lontano
ti appare quel passato di fanciulla,
quasi non tuo, vissuto da altra vita!

Poi a nuovi pensieri resti assorta
nel silenzio, ti scrolli all'improvviso
e allontani ogni ombra, ti concedi
al travaglio di vivere ogni istante.
Non più turbata, ti ritrovi donna.



San Bonifacio 

Se nei mattini tuoi primaverili
odo levarsi un canto nelle strade
e riecheggiare a lungo nei cortili
tra le tue vecchie case, dove cade

obliquo il sole, se dai tuoi filari
di gelsi ed olmi sale l’umidore
della guazza notturna e dai pomari
arriva il vento con l’acuto odore

di timo e di mentuccia, d’erbe buone,
si ridesta in me il bimbo che io fui,
che correva le prode dell’Alpone
a raccoglier “bruscandoli”. Di Lui

tutto è rimasto qui: con il roseto,
la vecchia casa delle Quattro Strade,
il portico, la pergola, il segreto
rifugio tra le canne, le contrade

dove un tonfo di bocce sull’assito
delle osterie è suono familiare.
Da ciò che s’è perduto nasce il mito,
la vita è solo un lungo ricordare.



IL balcone sul roseto
                                    a mia madre
Tornerà dai paesi dell’oblio
un volto corroso dal tempo,
una voce soave
parlerà di cose perdute.
Nel cuore desolato
fioriranno ancora per noi
la pergola di glicine, il roseto
della remota infanzia.
L’aroma appassito delle giunchiglie
a poco a poco lo riscopriremo
e sarà spada che ferisce
memoria che scava,
sarà l’amico morto
che smarrimmo per sempre
ad un crocicchio.



A Salvatore Quasimodo

Laggiù lungo i tuoi fiumi sulle rive
l'airone e la gru muovono il volo,
la biscia d'acqua freme tra le canne
di palude: ma ti costringe altrove
questa vita di scherno, amara sorte.
Nelle nebbiose pianure del Nord
si consuma il tuo tempo, assiduamente
rimpiangi la tua infanzia e l'aspra isola
della tua razza, in te riscopri i miti
della tua terra favolosa. Forse
nella memoria celi la mestizia,
riodi ancora l'eco dello Jonio
che estenua il suo furore sulle spiagge.
E quella voce antica e ormai lontana
ti fa più dolce il peso dell'esilio.



Commiato

Quando sui miei occhi calerà
il buio di una sera senza fine
e dietro di me si chiuderanno
i neri cancelli della morte
la luce serena del tuo sguardo
scenda ancora sul mio volto
e nel mio cuore per un attimo
fiorirà la dolcezza che nasceva
per me ogni notte dal tuo casto seno.