Santa Maria in Valena (Valpolicella, VR)

domenica 7 aprile 2013

SFOGLIANDO UN TRIFOGLIO

Titoli di testa: veNERDì 5 aprile 2013, in ordine di apparizione, superati brillantemente i problemi di parcheggio, si sono presentati all’ombra (non dello Scorpione!) del trifoglio, presso il Celtic Pub di via Santa Chiara a Verona, @JacopoPrisco @LucaGGi @faramir_73 @ilmojo.

Dopo il riscaldamento a base di birre e sidro, ci siamo aggiornati sul football australiano, la nuova passione che ci accomuna, che speriamo anche ci renda più atleti e meno sedentari.
Certo il tempo sfavorisce i nostri allenamenti, perciò attendiamo fiduciosi (?!) conferme dell’arrivo della primavera. A tal riguardo una doverosa citazione de “Il Corvo”


Abbiamo poi fatto il punto sul corso proposto dal Centro Audiovisivi di Verona sulla serialità televisiva: interessante e stimolante sicuramente!
E subito, non a caso abbiamo virato sulle Serie Tv on air, in particolare proponendo aggiornamenti e teorie su “Game of thrones”.
Dai telefilm ai film è solo questione di poche sillabe: e via allora con la filmografia Neil Marshall, in attesa dell’imminente uscita di altro genere di film, come quello su Hitchcock (da vedere, intanto, almeno il pilot di “Bates Motel” per non farsi mancare qualche brivido).
Ma la “regola”, o meglio il piacere, del veNERDì, per dirla con Goethe, è la divagazione, speriamo intelligente.
Perciò via con l’evento “Wrestlemania”, nonché la micro-analisi della relativa trentennale disciplina sportiva e non solo, che ha oltretutto ha favorito gli esordi giornalistici di Faramir.
In onore del Mojo e della sua Villafranca, ecco poi l’hockey su prato (con Villafranca, appunto, capitale europea) e l’hockey in linea, del quale in molti non conoscevamo l’esistenza.
Un breve riferimento alla Serie Tv “Black Mirror” ha preceduto il minuto di silenzio per la LucasArts che ha pensato di chiudere la Disney: no comment.
I pesci d’aprile di Google ci hanno ben presto rallegrato e risvegliato, come del resto l’arrivo al pub anche di Valerio.


Spazio poi a “The Dome” di Stephen King, alla riduzione televisiva in anteprima e ai racconti in genere di questo prolifico scrittore.
Il clou? Naturalmente… col Doctor Who… e il periodo delle medie! Ti ricordi di… purtroppo con qualche nota triste, visto che su questa terra siamo tutti solo di passaggio.
Meglio, perciò, tornare a fare il bilancio dei primi passi nello svizzero mondo del football australiano, rimembrando la nostra prima partita. La nostra prima volta!
A proposito di prime volte… Star Wars… in realtà Faramir ne ha visto un pezzetto con i figli…
Ma lui ha preferito parlarci delle foto di scena di Twin Peaks e delle sceneggiature di Andrew Niccol.
Lui, che è un po’ il nostro Mèntore, ci ha intrattenuto con le vicende di Dusan Davoli alias Khal Drogo

https://www.youtube.com/watch?v=9eJn9jHFrkg

Un saluto al nostro @lost_glorfindel al quale abbiamo dedicato la citazione sugli zombies e Tullio Avoledo, prima di prepararci per andarcene alla chetichella e a scaglioni, accompagnati dalla musica dei Genesis in sottofondo, ma non senza aver ancora parlato di Papa Francesco (i suoi Tweet sono disponibili anche in latino!), del Museo del Cinema presso la Mole Antonelliana di Torino, del software “Stellarium” per "cominciar a veder le stelle".

Via coi titoli di coda, ricordando che la consulenza informatica della serata è stata curata in modo particolare da Jacopo. Propongo, infine, che ogni volta il resoconto sia affidato a "una penna" diversa, per vivacizzare ancor di più la nostra allegra brigata.

lunedì 1 aprile 2013

GUERRA CINESE


Preparando la mia lezione di educazione linguistica per giovedì prossimo, è scattata la molla della scrittura. Tema: descrivere una situazione analoga a quella delle sfide de "I ragazzi della via Pàl".
Ho voluto provarci anch'io, visto che quei tempi si allontanano sempre di più, ma non nei ricordi, per fortuna.

per saperne di più...

“Agosta è un colonnello!”.
Sotto qualche capello bianco, ancora riecheggia nella mia memoria l’urlo che i giudici di gara lanciavano a squarciagola nel parco di villa Lebrecht a San Floriano, durante le nostre lunghe estati spensierate, che in quel lontano giorno di luglio ci vedevano in trasferta in Valpolicella con i centri estivi del comune di Verona. Giugno nei saloni della parrocchia, luglio presso la scuola media, agosto al mare o in montagna: quelle sì che erano Vacanze!

Davide Agosta è stato fino all’età di dieci anni, insomma fino alla quinta elementare, uno dei miei migliori amici. Tutto il giorno insieme: a scuola, a catechismo, in cortile, davanti alla tv (come non ricordare la semifinale mondiale dell’82 e l’infinita passeggiata nel centro storico di Verona dopo la vittoria al Santiago Bernabeu) e qualche rara volta si cenava pure alla stessa tavola. Davide era il classico ragazzino snello e atletico, bravo a giocare a calcio grazie al suo delicato tocco mancino, simpatico a tutti, maschi e femmine (il suo caschetto tendente al biondo contribuiva non poco a calamitare le compagne più o meno carine).
Durante le medie, finiti in classi diverse e cominciando a coltivare distinti interessi, le nostre strade si separarono. Il centro estivo era l’occasione per rivedersi e tornare a vivere le nostre sfide, alla fine delle quali spesso mi ritrovavo in una valle di lacrime per il mio eterno problema d’infanzia: accettare la sconfitta!
Quando partì l’urlo dalla collinetta in mezzo al parco, intorno al quale oggi passo di corsa nel disperato tentativo di recuperare la smagliante forma fisica di un tempo, la strategia fu subito ben chiara. Nella guerra cinese ognuno disponeva di un tesserino nel quale veniva indicato il suo grado gerarchico. Toccando il nemico si finiva nella zona franca, posta a metà strada tra le due basi avversarie, basi nelle quali veniva custodita la bandiera da difendere. I giudici operavano il confronto tra i due nemici e si tenevano il tesserino del perdente, minore di grado. In caso di corrispondenza il tesserino veniva restituito ad entrambi. Il colonnello Agosta era incappato in un tesserino spia: da quel momento avrebbe rappresentato un obiettivo importante. Davide militava nella squadra a me avversaria e, come l’unico generale rimasto sull’altro fronte, sarebbe stato meglio eliminarlo mandandogli contro una bomba. Attenzione però: il colonnello Agosta, non a caso, era sempre accompagnato e protetto da un soldato in grado di disinnescare la bomba.
Quel grido richiamò di nuovo in me il ricordo delle mie sfide con Davide, nelle quali troppo spesso avevo dovuto, mio malgrado, cedere. A parte che a me era toccato l’anonimo ruolo di sergente, in grado in effetti di sopravanzare il soldato semplice, ma anche se fossi stato una bomba avrei girato al largo.
In cuor mio avevo sempre avuto una grande considerazione di Davide e se la mia squadra avesse perso non ne avrei nuovamente fatto un dramma: ormai c’ero abituato…