Santa Maria in Valena (Valpolicella, VR)

martedì 14 gennaio 2014

Sherlock lives: un uomo per tutte le “stagioni”?



The Four Seasons

Grazie alla BBC è stato possibile aggiornare le avventure di Sherlock Holmes e del dottor John H(amish) Watson alla Londra del ventunesimo secolo.
La serie, infatti, è un libero adattamento dei romanzi e dei racconti di Conan Doyle, grazie al genio di Steven Moffat, ma anche alle idee e alle interpretazioni sul campo di Mark Gatiss, con una cura, un amore e anche molto più di un pizzico di orgoglio per tutto ciò che è british.


Battersea Power Station  (London)

Strepitosa per riferimenti, citazioni e rimaneggiamenti del corpus originale di Conan Doyle, la serie Sherlock, giunta la scorsa domenica alla S(eason)03E(pisode)03, finisce addirittura per peccare di densità e frenesìa, rispettivamente nello sviluppo della vicenda e nella velocità impressa al ritmo narrativo tramite una regìa super costruita e un montaggio più che serrato.

A parte scelte narrative, ma non solo, che non possono che dividere il vastissimo pubblico degli appassionati (… ma qui non muore mai nessuno alla fine... o forse sì; Benedict Cumberbatch è adattissimo a interpretare Sherlock… ma c’è chi dice no!) è incredibile poi come gli autori ci consegnino letteralmente in mano il dibattito sul futuro di Sherlock.
Dopo avercelo “presentato” e fatto (ri)“amare” nella prima stagione, hanno stretto un legame fortissimo tra lui e Moriarty nella seconda stagione (quasi rovesciandone la prospettiva in un per me memorabile processo), interrogandosi e interrogandoci sul fatto che il problema fondamentale di un personaggio è quello di rimanere vivi (per garantire fin dai tempi di Don Chischiotte, anche lui redivivo, soldi e felicità a tutti, cioè a chi scrive e a chi legge).



Certo nella vita dopo la stagione della nascita, c’è la stagione della crescita, indi arriva quella della vecchiaia e… dell’abbandono.
Così i toni di dolore, sofferenza e morte sembrano farsi sempre più forti in Sherlock: speriamo solo che non siano spezzati da troppe improbabili resurrezioni (rentrées molto indicate – credo – tanto a indispettire il lettore/spettatore quanto a rilanciare la trama, recuperando così tanto l’eroe quanto il suo pubblico) ma piuttosto da un congedo il più sereno possibile (e non per forza imbonitore)... anche senza l’aiuto della morfina.

Lo sanno bene gli appassionati di serieTv : i giudizi sui finali di stagione (per non parlare di quando la stagione è l’ultima) sono di diritto i più implacabili e feroci.
Spero, insomma, quando si sarà compiuto il mio congedo da Sherlock, che non mi ritroverò a rimpiangere uno spin-off o l'abbandono a qualche parallela serie tv, o addirittura il ricovero in un nostalgico passato. Sopravviverà Sherlock anche a tutto questo?



Distruggere o farsi distruggere: un'eventualità dovrebbe precludere l'altra.
Elementare!
Ma non troppo a quanto pare.
Cosa direbbe (dalla sua di tomba) Conan Doyle, l'oste con il quale ci dimentichiamo qualche volta di fare i conti?

"Resuscitate me, grazie! In tutti questi anni mi son venute in mente un sacco di nuove avventure!".

#ConanDoyleLives

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