Santa Maria in Valena (Valpolicella, VR)

mercoledì 23 luglio 2014

CONTRIBUTI - Estate australiana


Riporto anche sul blog "Orules: in Via Albere…a Clash of Ladies!" il pezzo scritto come contributo per SportDi+ Magazine - http://www.sportdipiu.net. E non dimenticatevi di collegarvi il sabato con Eurosport 2 (telecronaca di Luca Tramontin e Armando Colombo): non manca poi molto alle Finals!


Verona, 20 luglio 2014


Mentre l’estate impazza, o forse meglio impazzisce tra sole e pioggia, continua il sodalizio tra Verona, Lugano e Polcenigo (Pn) all’insegna del Football Australiano.

Nell’impianto di via Albere, prima si gioca al femminile tra le Lugano Bankers e le Polcenigo Black Cats, poi ci affida a Luca Tramontin e a Gianluca Veneziano per un training post-partita centrato sulle tecniche di calcio della palla ovale. Non manca mai, infine, il Terzo Tempo, rigorosamente con le maiuscole e nel segno della convivialità, tempo nel quale è bello poter formare un’unica grande squadra di amici.

In estrema sintesi, è un po’ questo il racconto e il riassunto di una giornata aussie (australiana): la sfida, sempre accesa e serrata, all’interno (e mai all’esterno) dell’ovale di gioco; l’allenamento, nel quale oltre a perfezionare conoscenze e competenze di gioco si scoprono incroci tra tanti sport, incroci certo affascinanti ma soprattutto utili ad apprezzare la completezza e la ricchezza insite nei gesti tecnici che a volte quasi inconsapevolmente pratichiamo; l’amicizia, che elimina eventuali strascichi e tossine di gioco che necessariamente l’agonismo porta con sé, un’amicizia tante volte segnata dalla presenza di giocatori provenienti da sport (cricket, calcio gaelico, ma non solo, su tutti) e paesi diversi (Svizzera, Italia, Irlanda, in particolare).

Così anche in questa occasione di incontro, a metà strada tra il Friuli e il Canton Ticino, noi giocatori di aussie rules abbiamo potuto proseguire il cammino di questo sport, troppo sbrigativamente etichettato come rude o eccessivamente alternativo, condividendo idee e programmi per aprire le porte a chi vorrà venire a saltare, calciare e placcare insieme a noi.

martedì 22 luglio 2014

LETTURE - Madame Bovary




"Madame Bovary" (olio di Gustave Corbet)


Leggere "Madame Bovary" è stata una vera e propria esperienza, ma anche una piccola sfida. Non amo particolarmente lo stile dei romanzieri (grandi e piccoli che siano) dell'Ottocento. Per questo, eccezion fatta forse per Zola e Manzoni (ma è più una questione di pratica ai tempi dell'università) non ho mai dedicato loro tanto spazio nella mia biblioteca.
Ma lì dentro - e non credo si possa considerare un luogo comune - c'è tutto.

L'Ottocento è stato forse il secolo nel quale a tutti i livelli, per cui anche in letteratura, si è cercato di mettere a frutto la lezione dell'Illuminismo filosofico e della Rivoluzione Industriale economica, in una sintesi che ha visto a livello politico e sociale accadere di tutto e di più.
Si è, soprattutto, cercato di rappresentare il mondo in modo nuovo, secondo un'ottica più scientifica, per cui, pur "contaminato" (in senso nobile) dall'afflato lirico del Romanticismo, il romanzo ha vissuto forse la propria epoca di maggior splendore, prendendo in verità mille derive, dopo la "preistoria" classica, i primi passi tra Medioevo e Barocco e una prima maturità settecentesca.
Non a caso nel Novecento esso entrò nuovamente in crisi, una volta che Joyce, Svevo e compagni ne avevano da poco scardinato le coordinate spazio-temporali e lo avevano esposto, senza via di ritorno, alla "fluente" componente dell'irrazionale.

Ma... la sensazione più vivida è che in qualche modo, in questo capolavoro di prosa poetica che è e resterà "Madame Bovary", Flaubert abbia celebrato una volta per sempre l'idea che l'arte, in quanto atto creativo, è donna.



"Interno con fiori rossi e donna che legge" di Anna Archer (artista danese)




" Io sto invecchiando, e tra non molto morirò,
mentre quella puttanella di Emma Bovary resterà giovane per sempre "

Gustave Flaubert


Le donne, con la loro indole combattente e combattuta, nonché lacerata da slanci decisissimi e allo stesso tempo controversi, ben sintetizzano lo spirito di una poco amata (dagli intellettuali... Manzoni stesso...) se non odiata (da Flaubert!) classe borghese, sempre piu in rampa di lancio, nonché sempre bisognosa che qualcosa di nuovo accada.


Nel fondo della sua anima, Emma aspettava che qualche cosa accadesse. Come i marinai in pericolo, volgeva gli occhi disperata sulla solitudine della sua vita e cercava, lontano, una vela bianca tra le brume dell'orizzonte. Non sapeva che cosa l'aspettasse, quale vento avrebbe spinto quelle vele fino a lei, su quale riva l'avrebbe portata, né sapeva se sarebbe stata una scialuppa o un vascello a tre ponti, carico di angoscie o pieno di felicità fino ai bordi.







Il legame tra donne e letteratura è in assoluto tra i più affascinanti e intriganti, per cui chiudo con...


... un doveroso richiamo al contributo tutto da leggere di Pigi Battista.



... un invito: lasciamoci sedurre dalla lettura di questa "dangerous novel" che è "Madame Bovary"!!



PS: A proposito...

    lunedì 21 luglio 2014

    ESTATE A TEATRO - Amleto con la pearà

    Amleto - si sa – è sinonimo di dubbio e di follia, ma è soprattutto sinonimo di grande teatro.

    Mi sembra di poter sostenere, senza timore di essere smentito, che il principe di Danimarca, in un ideale “the best of” dei racconti (teatrali) di tutti i tempi, occuperebbe una delle primissime posizioni per notorietà e successo. Sono del resto centinaia gli spunti che contiene questa celeberrima pièce dalle origini complesse e la visione anche di solo una delle migliaia di riscritture da essa tratte è sicuramente un ottimo modo per avvicinarsi al mondo di Shakespeare, quel mondo nel quale “ci sono più cose in in cielo e in terra, Orazio, di quante tu ne possa immaginare”.


    Riproporre Shakespeare in salsa veronese ha (ri)portato l'ormai affermata compagnia teatrale della Barcaccia sulla strada della “pearà”, la “salsa” pepata della tradizione culinaria veronese, che ben esemplifica lo spirito, ben oltre il teatro amatoriale ma mai del tutto dentro a quello professionistico, con il quale hanno sempre lavorato con impegno e successo Robero Puliero e i suoi collaboratori.
    Alla fine la sensazione è forse un po' amletica... Ci sono, insomma, tutti i limiti di battute un po' grossolane, che il pubblico aspetta però sempre con un velato sorriso sulla bocca, ma anche il pregio di finezze da intenditore, come il colpire chi staziona eternamente dietro le tende o il giocare altrove con i grandi passaggi (tematici) dell'Amleto (il veleno, l'orecchio, la morte di tutti i protagonisti).


    Bravi e affermati, in tanti anni di appassionato, divertito e divertente lavoro in teatri e cortili, gli attori della Barcaccia il meglio l'hanno forse (storicamente) dato nel cartellone invernale.

    lunedì 14 luglio 2014

    Sigh... Heil - I miei pensieri in libertà su Brasile 2014



    Brasile 2014 è stato per un mese buono al centro del nostro mondo: quel mondo della comunicazione che passa attraverso giornali e schermo televisivo da un lato e sempre più dai social media dall'altro, una comunicazione che ci restituisce l'immagine di un paese sudamericano alla ricerca della ripresa economica e di un (forse utopico) sviluppo sostenibile nonché socialmente più equilibrato.


    E' stata la celebrazione del Calcio, di un Calcio per molti aspetti più divino del Cristo di Rio, quel Calcio che ha permesso a Neymar Jr (anche senza il sesto titolo) l'affermazione che tutti i bambini brasiliani sognano, che ha negato a Felipe Scolari la definitiva consacrazione, regalandogli invece la gogna mediatica, il Calcio che ha infangato il governo brasiliano, in quanto partecipe col suo avallo ad un Mondiale sportivamente disastroso ed economicamente discusso, con in più lo scampato pericolo di vedere premiata al Maracanà l'odiata Argentina dell'amato Leo Messi.


    Curioso vedere come al Mondiale (dei Mondiali... l'enfasi, pur meritata, non deve mancare) il fatto sportivo passi sempre ancor di più in secondo piano: per cui il fallimento dell'Italia è il fallimento (antropologico, mi viene da dire) di un intero paese, quasi che i giovani nati nello Stivale negli anni Novanta abbiano tutti il DNA impazzito (ma poi non così tanto) di Balotelli, quasi che gli adulti siano tutti dei Prandelli non in grado di vincere il trofeo più importante, quasi che i vecchi siano gli unici potenzialmente un po' saggi (a parte poi la dannazione dei papaveri della Federazione o dei matusalemme che non lasciano spazio ai giovani); per cui la vittoria della Germania (per la prima volta da paese unito) non libera dai fantasmi del passato (dopo il cinque a zero del primo tempo, in semifinale, una delle battute più ricorrenti era sull'invasione della Polonia); per cui l'affermazione del Cile doveva scaturire dall'orgoglio dei suoi minatori; per cui l'Argentina più che al "messia" Messi o al "pipita" Higuain era tentata di affidarsi ad un Papa; per cui la disfatta del Brasile... vedi sopra.


    In realtà i calciatori delle varie nazioni sono molto più simili tra loro di quanto non possa sembrare, tanto che sono pochissimi quelli che hanno sposato una donna simile alla moglie del ct tedesco o alla Cancelliera stessa anziché una bellezza da copertina e tutti devono al Calcio le molte cifre del loro (o dei loro) conto/i in banca.
    Soprattutto, in questo specchio deformante che è la comunicazione di oggi, essi sono (o forse noi siamo...) destinati a non sbagliare mai, pena la retrocessione al ruolo di aspiranti perdenti o al bollino di fuoriclasse incompiuti.

    In fin dei conti chi è contento di arrivare secondo nello sport o nella vita?
    Io no... non lo sono mai stato...
    ... anche se mi è toccato e mi tocca quasi sempre...
    ... e molto spesso ho cercato addirittura di salvare goffamente le apparenze.
    Insomma, i miei mondiali sono tutti qui dentro...


    ... nel bimbo di Robben (il più grande di tutti in Brasile checchè se ne dica) che piange. Sigh!

    martedì 8 luglio 2014

    LETTURE - La letteratura paziente



    STEFANO VICENTINI

    La letteratura paziente

    QuiEdit (2013)



    Stefano, caro amico, scrittore scrupoloso, giornalista e insegnante per professione, poeta nell'animo, sta raccogliendo e pubblicando i suoi lavori di articolista e saggista.


    Tra le letture estive che amo condurre in parallelo (mentre nelle rimanenti tre stagioni preferisco muovermi... in serie) non poteva mancare il completamento de “La letteratura paziente” dell'amico (fin dai tempi... sospetti... della Ssis, la defunta scuola di specializzazione d'interateneo) Stefano Vicentini.

    Sapientemente diviso in Profili, Letture, Altre storie e letterature, Studi il libro ci conduce accuratamente (!) alla conoscenza delle idee e dell'opera di autori che della letteratura hanno fatto la loro vita.

    Perché, come ha ricordato lo stimato Giulio Galetto, nella presentazione ufficiale dell'opera qualche mese fa, citando l'esergo del libro (paginetta quasi candida nella quale si trovano novantanove volte su cento le chiavi per leggere un'opera) nonchè a sua volta citazione de "La piccola fiammiferaia":

    "I fiammiferi diedero tanta luce, che nemmeno di pieno giorno è così chiaro..."


    La circolazione dei libri accende quella luce chiara, chiarissima, che a tutto da un senso. Per cui, buona lettura, a partire dal primo profilo... Ray Bradbury... e il suo falò dei libri... per l'appunto!

    domenica 29 giugno 2014

    LETTURE - La ragazza delle arance


    JOSTEIN GAARDER

    La ragazza delle arance

    Tea



    E' stata annunciata da pochi giorni la presenza dell'autore al prossimo
    Festival della Letteratura di Mantova


    UN ACCENNO ALLA TRAMA - Un ragazzino di quindici anni, affascinato dallo spazio e interessato ad affrontare nella propria adolescenza le domande sull’esistenza, si confronta con la storia personale del padre che non c’è più, ripercorrendola in una lettera a lui indirizzata ritrovata postuma. In essa domina la figura di Veronika, la Ragazza delle Arance, che in modo facilmente intuibile si collega con il proprio presente, viaggiando per così dire, come ormai consolidato in Gaarder, nel tempo e nello spazio.



    ALCUNE IMPRESSIONI - Non amo particolarmente la costruzione della trama in Gaarder e alcuni passaggi dello stile (quella sorta di - come dire - didascalismo...), ma resto sempre affascinato da come l’autore sappia colpire infallibilmente certe corde… personali, che vanno diritte al cuore (gli sguardi dell'amore, il pensiero che si impadronisce di noi, quasi più degli istinti).
    La lettura è abbastanza scorrevole ed è facilmente accostabile a quella del ben più celebre “Il mondo di Sofia”: un padre presente pur nella sua sostanziale assenza, lo spazio come proiezione dell’origine e della dimensione primigenia della vita, le grandi domande (in senso lato filosofiche) sulla ricerca di un senso da dare alla propria esistenza e a quella di chi è a noi legato o dal sangue, o dall’amicizia, o, soprattutto, dall’amore... quell’amore che scocca sempre a partire da uno sguardo.


    venerdì 27 giugno 2014

    Il maledetto United

    DAVID PEACE

    Il maledetto United

    Il Saggiatore - tascabili







    (Ri)Percorrere la storia di Brian Clough è prima di tutto un salto nei Settanta, in quella atmosfera così poco amichevole ma (paradossalmente) allo stesso tempo rassicurante, condita da un buon pizzico di realistico linguaggio scurrile, che ben esemplifica il romanzo di ciascuno di noi...

    ... di noi che, specie da giovani, sogniamo sempre in grande, di noi che veniamo fagocitati dal potere del Pallone, emblema supremo dell'affermazione di sè ad ogni costo e di un successo spesso destinato ad essere passeggero, magari tanto più entusiasmante quanto ci può regalare brevi ma intensi momenti di gloria. Se poi l'eredità o il peso da sopportare sono troppo grandi (Don Revie) non bastano illuminazione e talento (che prima o poi riemergeranno): ci vuole anche tanta fortuna.