Santa Maria in Valena (Valpolicella, VR)

lunedì 5 gennaio 2015

LETTURE - Solo se interrogato



Solo se interrogato. Appunti sulla maleducazione di un insegnante volenteroso
Starnone Domenico
Editore Feltinelli (1995), pp. 164 - collana Serie bianca


A mio parere, la Scuola la fanno soprattutto gli studenti: sono loro il centro della relazione educativa, relazione che, seppur triangolare (alunno-Scuola-Famiglia), andrebbe costruita sovvertendo i principi della geometria euclidea, in nome di modelli interpretativi meno razionali, magari più funzionali ed efficaci, per permettere ai ragazzi di essere protagonisti e non semplici "lati" o "punto di vertice" (del triangolo, ovvero spettatori) della propria formazione scolastica.
Ma poi a raccontarLa, la Scuola, in fondo sono soprattutto gli insegnanti. Delle famiglie non fidatevi. E se proprio volete udire una voce altra, rivolgetevi agli studenti, anche se loro chiedono soprattutto che la Scuola finisca il prima e il meglio possibile. Loro sì, gli studenti, hanno le idee chiare! In fondo sono quelli che a Scuola, a parte i bidelli (ma non ci sono più i bidelli di una volta... per questo la Scuola va a rotoli...), nel corso di un anno ci passano più ore di tutti.


Per la verità anche Domenico Starnone ha le idee molto chiare e le espone con stile diretto, sicuro e ... pessimista, ma condito di quel realismo che rende il pessimismo stesso qualcosa di diverso. Quasi un lamento di speranza. Il suo è perciò un libro che non piacerà a tutti, perché - diciamolo francamente - non c'è categoria più invisa nel mondo della Scuola di quella di un insegnante critico e lamentoso che cerca però di proporre qualcosa di diverso dal solito.



Infatti, Domenico Starnone, celebre scrittore e sceneggiatore, è prima di tutto un insegnante. Nel suo occuparsi a 360° di Scuola, si domanda in questo libro (che della Scuola ripercorre l'evoluzione didattica alla luce di attente e mirate letture e di una decennale esperienza sul campo) come possano insegnanti e alunni essere protagonisti di un modello diverso da quello tradizionale, che ti insegnava a rispondere solo se interrogato.




Finora il senso di un'educazione io l'avevo ritrovato solo leggendo i magnifici Fiori Italiani di Meneghello, volume nel quale si racconta l'istruzione e la formazione degli italiani durante il Ventennio, senza che poi essa abbia trovato un vero rinnovamento in altre epoche.

Stanone stesso è costantemente alla ricerca di una specificità, una specificità che in passato esisteva ed andava bene, prima a dare una forma compiuta all'Italia Unita, poi a quella Fascista.
Ma ora, dopo il Sessantotto, dopo molte Riforme scolastiche (alcune ancora da venire, in quanto Starnone pubblica poco dopo l'introduzione dei Programmi Brocca), è ancora tempo di ridiscutere, quando all'orizzonte è difficile intravedere qualcosa di veramente significativo?
Occorre infatti fare i conti, citando il prof. Massimo De Carolis, con una cultura che "nel mondo contemporaneo, diventa pubblicità". L'insegnante capace, al limite, diventa un bravo intrattenitore o, nel migliore dei casi, una fortunata eccezione rispetto alla media, tanto più se in grado di portare i ragazzi sulla strada non tanto del miglioramento fine a se stesso quanto di una scoperta delle proprie reali potenzialità e della propria personalità (seppur in fieri).

Snodo cruciale della lettura diventa perciò il confronto (di Starnone, degli studenti, di noi lettori) con il William Wilson di Edgar Allan Poe. Invitando i più curiosi alla lettura integrale del racconto per costruirsi una personale opinione al riguardo, ricordo solo che il tema del DOPPIO ben sintezza la molteplicità e la mutevolezza che, specie in età scolare, gli studenti vivono nella relazione con la famiglia, con gli insegnanti, con i compagni e (in fondo) anche con sè stessi.


Domenico Starnone in fondo il pessimismo lo predica, ma l'ottimismo lo coltiva, tanto da proporre ai suoi studenti la costruzione di una cassetta (con tanto di fori di areazione) nella quale introdurre le domande a partire dalle quali costruire una vera lezione, specialmente le domande alle quali diventa impossibile rispondere, segnale che forse sono le più importanti e decisive. Gli studenti lo seguiranno?

Che fine farà quella (ben più) grande scatola dei desideri che è, o forse meglio è stata, la Scuola?

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