Santa Maria in Valena (Valpolicella, VR)

sabato 27 dicembre 2014

Letture e riletture

Vacanze natalizie... tempo di ozio!


Il vero otium però (quello che ai tempi di Cicerone si contrapponeva al negotium) non è il dolce far niente. E' piuttosto lo "staccare la spina" dal lavoro per accendere invece quella delle (buone) letture, dell'esercizio fisico e di quanto può temprare lo spirito.
Io, per non sbagliarmi, mi sto dando anche all'ozio più moderno, quello del letto-divano-letto, ma qualche buona lettura e un po' di (sano) esercizio non me li nego.

Le vacanze diventano così tempo di letture e riletture.


In quanto a letture intendo presto finire (e poi magari commentare sul blog) le pagine di...

Terzani

Yalom

Starnone


Geda


e magari anche quelle di qualche altro titolo. Ultimamente ho cambiato approccio: intanto un libro lo comincio, poi per finirlo c'è tempo... poco!



E infine sto scoprendo il piacere della rilettura, magari mirata, molto utile tra l'altro per mantenere viva (e corretta) la memoria di alcuni autori e per magari ricavarne spunti interessanti per la conversazione con gli amici (o con gli alunni!).


Come, scrivevo a mio fratello... non so se vi capiterà di leggere o rileggere Luigi Meneghello.
E' uno scrittore difficile, ipercolto, vicentino (!). Io, da "bravo" prof di lettere, ogni tanto me lo rileggo e vorrei riproporne alcuni passaggi celebri, passaggi tratti dal suo capolavoro Libera nos a Malo, dove Malo è Malo Vicentino e dove si gioca col dialetto (e col latino "storpiato" del Padre Nostro), insomma con la memoria di un mondo contadino, quello del Paese (il tipico paese veneto di campagna tra le due guerre) dal quale liberarsi, liberando i ricordi stessi.

La geografia del vicentino e un po' di sana ironia sul Fascismo
"Ma tu l’hai poi fatta sul serio la marcia su Roma?" domando improvvisamente a tavola.
“Solo fino a Isola”, dice mio padre. Isola è a quattro chilometri da qui, in direzione sud. Dunque era sulla strada giusta. “A Isola ho detto che avevo il bambino malato, che eri tu, e così sono tornato a casa. Anzi c’era anche coso, come si chiama, che ha approfittato anche lui dell’occasione per tornare indietro. Ha detto che aveva il mal di pancia. Però il mio posto lo ha preso tuo zio Ernesto.”

“Allora lo zio sì che l’aveva fatta, la marcia su Roma.”

“Sì,” dice il papà, “lui è andato avanti con gli altri al posto mio.”

“Insomma lui a Roma c’è andato per davvero.”

“Ah, a Roma no. Si sono fermati due giorni a Vicenza e dopo sono tornati a casa.”

Vicenza è a sedici chilometri, sempre nella direzione giusta.


Meneghello celebra la bici
Qui a Monte di Malo si veniva ad allenarsi in bicicletta, o direttamente, o per Priabona, o per San Vito. Di ogni percorso esistevano primati stagionali, mensili e settimanali che importava battere. Le arrampicate erano faticose e piuttosto solitarie.
La loneliness del long-distance runner non è niente di fronte a quella dell'aspirante routier che s'allena per il giro di Francia. in verità questa solitudine è orribile; lo sforzo sparge veleno in ogni parte del corpo, il dolore serpeggia ora al centro del petto, ora a sinistra dove c'è il cuore che si sente chiaramente trapassare da aghi infetti. S'intorce un cordone di muscoli, poi un viscere della pancia, poi una vena del collo.

Nel dolore di una vena del collo arroncigliata c'è qualche cosa di schifoso, perché l'avvelenamento ha raggiunto i centri nervosi. Il ciclista ipnotizzato si agito in modo meccanico e imprevedibile, e le sue convulsioni spingono come per caso la bicicletta. Tutto ciò si percepisce come una forma di solitudine.

Tale è l'esperienza del routier in salita, impegnato a non fermarsi fino in cima, anzi nemmeno in cima, quando la bicicletta per incanto s'alleggerisce, comincia a scendere da sé, trasporta filando con un dolce brusio il ragazzo semisvenuto che ridesteranno i pizzicotti del sudore rasciugato dal vento.

A volte infliggevamo anche ai piccoli questo supplizio sulle salite più modeste. Gaetano giovanissimo fu indotto a salire con noi a Priabona sulla sua biciclettina: molto prima di arrivarci era già tramortito, non sentiva più gli incoraggiamenti dei suppliziatori; noi del resto ci eravamo già pentiti, capivamo di aver ecceduto. Arrivò in condizioni che non è opportuno descrivere.

Senza dire nulla a nessuno mi portai Bruno, forse tredicenne, alla più atroce delle prove in salita, il "Passo", tra il Pasubio e il Cornetto. Era già eccezionale che lo facessi io adolescente; sapevo che con Bruno saremmo arrivati allo stremo. Per incoraggiarlo gli diedi la Ganna col ventiquattro, che è un rapporto strapotente, e mi presi la inadattissima Schwalbe della mamma. Affrontare il Passo con una bicicletta da donna era un'impresa azzardata; ma io, seguendo Bruno a ruota per incitarlo, non ci badai. Il problema era lui. Dopo avermi molto spaventato negli ultimi chilometri, le crudeli e affascinanti rampe dal Ponte Verde al Passo, Bruno arrivò.

C'è una rampa finale di un centinaio di metri che si scarica sul Pian delle Fugazze; Bruno parve più volte sul punto di spegnersi, ma riuscì con lenti, dolorosi ghirigori a spostarsi fino alla cima. C'era un mucchio di ghiaia a destra, proprio dove la strada si spiana, la bicicletta andò a caderci sopra, e Bruno anche.

Giaceva di fianca sulla ghiaia stringendo fieramente il manubrio, coi piedi nei fermapiedi, e tremava. Aveva gli occhi chiusi, e pur tenendo la bocca aperta, pareva che non riuscisse più a respirare. Ricordo distintamente di avere pensato: "Ha fatto il passo" prima di pensare: "Ora muore".

Atìmpuri, ovvero un efficace spaccato del senso religioso ed etico di un tempo
Atinpùri! Per la prima comunione che si faceva in chiesa a sette anni, ci vestivano da marinaretti; e le bambine in bianco. Quando venne il mio turno e dovetti andarmi a confessare per la prima volta, mi era ben chiaro che dovevo confessarmi anche delle brutte cose, anni e anni, una vita intera di brutte cose: ma come, con che parole? Me lo insegnò la Norma….mi confidò la formula con cui ci si confessa. La imparai bene a memoria e a suo tempo la ripetei al prete: “Atinpùri”.
Agli adulti e ai preti il gioco creduto segreto era notissimo; ma lo chiamavano così.

E poi ci sarebbe da recuperare la bella intervista di Paolini.


Ma anche Balasso ne ha proposto un reading, come solo il buon Natalino sa fare.


Comunque sia, buone (RI)LETTURE a tutti. (clicca per saperne di più sulla rilettura)


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