E' da tanti anni che non vado più montagna.
Non sono ancora così vecchia da non poter sfidare la gelida neve e lo scivoloso ghiaccio, è che Paolo preferisce gli sci. Paolo - di sicuro non lo riconoscereste - ora è diventato grande.
Fuma, anche se non si dovrebbe, e si è fatto un bel ragazzo, un ragazzo capace di avere anche tre fidanzate - e questo si dovrebbe fare ancora di meno - senza farsi scoprire da nessuna di esse.
Glielo dicono tutti i giorni i suoi genitori che deve mettere la testa a posto!
Anch'io, a modo mio gli ho sempre voluto bene, ma non gliel'ho mai potuto confessare: ogni volta che arriva Natale un brivido percorre sempre la mia invidiabile intelaiatura.
Quando era piccino, invece, di fidanzate neanche l'ombra. E a ben vedere, neanche con gli amici le cose andavano così bene. Il carattere di Paolo era chiuso, spesso e "volentieri" scontroso; tutto ciò si complicava di parecchio durante le feste di Natale, perché Paolo non amava la falsa gentilezza di tanti che solo in quel periodo dell'anno si preoccupavano di lui e lo cercavano per fargli gli auguri.
Tutto cambiò il giorno di Natale di vent'anni fa, quando, modestamente, entrai in scena io, Filippa la Slitta.
Paolo si aspettava ben altro - lo devo confessare - ma io, tutta infiocchettata d'oro e di rosso, colpii immediatamente la sua attenzione, proprio io che ero stata posta con cura sotto l'albero tra il maglione nuovo per papà e il profumo francese per mamma.
Il primo Natale trascorso con Paolo, come poi molti altri dei seguenti, furono davvero speciali. Il venticinque sera, dopo aver passato a tavola prima e a letto poi gran parte della giornata, Paolo preparava con entusiasmo le valigie, accompagnato dal suono delle classiche canzoni di Natale ma anche di quelle più pop e beat che rinverdivano con il loro suono ritmato la tradizione di campane e campanellini.
Destinazione... montagna!
Eh sì, la montagna è sempre stato il mio regno, almeno finchè Paolo - ve l'avevo già anticipato - non ha imparato a sciare... meglio di un maestro di sci!
Adesso, infatti, vivo in una cantina, ma almeno hanno scelto per me un posto speciale, non troppo umido, e mi hanno pure "imbalsamato" con cura. Mi sento importante... come un faraone egiziano!
L'unica cosa che ho sempre malsopportato è che, una volta uscita dalla fabbrica di slitte, nessuno abbia mai pensato di cambiare il mio nome. Filippa è certo un bel nome, un nome che riecheggia il mondo greco, che richiama le modelle, di quelle che per la loro silhouette compaiono in tv o sfilano sulle passarelle di moda. Ma Filippa... la Slitta... no, proprio non l'ho mai sopportato!
Ecco, io ho provato a scrivere il mio, ma per andare sul sicuro pescate dal tweet qui sotto. Non ve ne pentirete.
'C’è un racconto che dovete assolutamente leggere,se volete iniziare le abbuffate natalizie con la coscienza a posto'
http://t.co/5u3RVuZrgZ
— Cattedrale (@CattedraleMag) 22 Dicembre 2014
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