Santa Maria in Valena (Valpolicella, VR)

mercoledì 3 settembre 2014

LETTURE - Le scelte che non hai fatto

Ci sono libri che scegli un po' per caso sullo scaffale della libreria, un po' attirato dalla copertina, ma anche no; poi li porti a casa fiducioso, e alla fine non ti deludono.
E' un circolo virtuoso che comincia già in negozio, alla prima fugace occhiata, che trova conferma nella veloce scorsa dei risvolti di copertina, che si chiude ma continua con l'ultima pagina del libro, regalandoti la sublime sensazione sia di avere doti di preveggenza sia di aver trovato un nuovo filone in quella inesauribile miniera (non basterebbero del resto molteplici vite) che è la lettura.


MARIA PEROSINO, Le scelte che non hai fatto, Einaudi

Era da (troppo) tempo che non leggevo un libro così, forse dal 2001 quando per motivi accademici (la tesi di laurea) dovetti, prima per dovere e poi per piacere, leggere e rileggere, studiare e scandagliare La vita agra (1962) di Luciano Bianciardi.
E' stato un piacere leggere di nuovo di Milano (ma questa volta al femminile), fare di nuovo i conti con un io che si racconta per allusioni e divagazioni (un io pirandelliano però aggiornato alla Zeitgest, insomma allo spirito dei tempi del 2013, tra una coda alla cassa dell'Esselunga, tante cenette da sola o meglio se in compagnia di un'amica fidata, le ricette di una cucina non più tradizionale, le tante storie di vita odierna ascoltate e più o meno fedelmente riportate... che è un po' il cuore pulsante di ogni Romanzo che si rispetti), un libro completamente diverso ma altrettanto (anzi più) accattivante del precedente, perché mentre lo leggevo si (ri)apriva per me un nuovo orizzonte, un orizzonte che mi ha sempre intrigato e che è forse proprio la grande cifra di questi anni (basta guardare qualche serie tv, Lost, in primis, direi): la vita non vissuta.


LOST, il messaggio finale:
"Il nostro compito è far tornate tutto come dovrebbe essere"

Eh sì, la vita non vissuta (ovvero le scelte che non facciamo, anche senza volerlo) non si cancella del tutto. Ciò che non siamo diventati, lascia una traccia “... appena qualche metro più indietro. Su altre gambe” (cit.). Maria Perosino, che ci ha lasciato per sempre quest'estate e della quale può valere come ricordo questo bellissimo pezzo del suo amico Stefano Bartezzaghi



(sì lui, Stefano, il figlio dell'altro Bartezzaghi, forse quello più celebre), riesce con tocco magico, leggero e ironico a raccontarsi e a raccontarci in modo divagante, frammentato e fulminante con passaggi come questo

Credo sia un 49%, quello. La scelta che mettiamo da parte per un soffio [...] E lui, l'altro me, con il suo 49%, ha smesso di crescere, ma non di abitare con me.


Alla fine ho capito che il nostro io più e vero e profondo, quello di cui in fondo, nessuno si deve davvero vergognare o deve aver paura di esplorare, è dato proprio dalla somma ineludibile di tutto ciò che ci portiamo dentro e dietro, e che il nostro domani può sempre far riemergere se vogliamo. E un po' lo vogliamo. Parola di Orsetta Nigroni Merri, dietologa, amica e molto ma molto altro.

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