Santa Maria in Valena (Valpolicella, VR)

martedì 12 agosto 2014

ATTUALITA' - Opti Pobà è venuto qua

[tempo di lettura previsto: 3 minuti]

Un po' me la tiro... ma spero il timing sia utile e sia un incentivo a leggere il blog!


La FIGC ha eletto ieri, al secondo scrutinio, il suo presidente, ma ciò non ha rappresentato la svolta attesa nel calcio italiano. Troppa ancora la distanza che separa i vertici federali (nuovi o vecchi che siano) dalla realtà dei campi di pallone, professionistici e non. Troppi ancora gli interessi e gli accordi sottobanco tra società calcistiche (oltretutto in sostanziale disaccordo tra loro su molte questioni) e chi dovrebbe portare una ventata di nuovo nell'Italia del pallone.
E ancora più grande e preoccupante è forse - a mio modestissimo parere - l'approccio con cui si propone oggi il calcio in Italia sui campi stessi, nel senso che spesso conta apparire o fare quantità, piuttosto che insegnare il gioco e fare invece qualità, specie nell'attività di base, quella che dovrebbe prima di tutto educare e formare i nostri giovani, ma anche aiutare i giovani talenti ad emergere. Giovani che non emergono! E spesso perchè sono essi stessi a non vivere più il calcio con sufficiente sacrificio e totale dedizione, ma esclusivamente come comodo ripiego o come autostrada verso il benessere a molti zeri. 

Ma (ri)partiamo dall'inizio... del polverone mediatico... su un falso problema!

"Le questioni di accoglienza sono una cosa, quelle del gioco un'altra. L'Inghilterra individua dei soggetti che entrano, se hanno professionalità per farli giocare, noi invece diciamo che 'Opti Poba' è venuto qua, che prima mangiava le banane, e adesso gioca titolare nella Lazio, e va bene così".

in fede Carlo Tavecchio


Io dentro di me ho tanto riso... per la genialità di quella involontaria rima nemmeno tanto baciata! D'altro canto ho anche sentito crescere attorno a me polemiche e indignazione. E pur comprendendone le ragioni... continuavo a ridere :-)


Tavecchio tutto sommato sarebbe anche animato da buone intenzioni, ma, oltre a muoversi come il classico elefante nella cristalleria (peggio la boutade su Kennedy che quella sulle banane se ci pensate bene, significativa oltretutto delle coordinate spazio-temporali sulle quali il simpatico Carlo viaggia), è espressione di quel vecchio mondo dello sport, del quale il democristiano Abete (basta ascoltare una sua qualsiasi intervista e soppesarne il linguaggio più politichese che mai) è stato la massima (e per certi aspetti pure valida, lo riconosco) espressione.

Vi rimando, se lo vorrete, anche a un simpatico pezzo che ho letto al link sottostante.


Come sempre in questi casi sui media straripano fiumi di parole, tirando in ballo fantomatici creatori di polemiche. In realtà la polemica si crea nel momento stesso in cui si riportano le notizie puntando il dito: non importa che io sia la redazione sportiva di una tv di successo o un pinco pallino qualunque che discute a cena con gli amici.
Certo la polemica, se intesa come critica intelligente, non guasta. L'assoluta neutralità su certe questioni è banale e inutile (... anche se a volte sarebbe proprio una boccata di ossigeno). Ma dall'oggettività alla più completa soggettività di giudizio (in più sostenendo di fare un'informazione o un commento non di parte... della serie noi siamo i giornalisti riportiamo solo le notizie... siete voi e solo voi a fare sempre le gaffes) beh, ce ne passa!

Anch'io tutto sommato, scrivendo così, un po' di benzina sul fuoco del qualunquismo la butto.
E detto da uno che è tifoso di basket, gioca a football australiano, ma ha passato molti anni sulle panchine giovanili dei campi da calcio della provincia di Verona un po' a tutti i livelli (e la domenica guarda il calcio su Sky), può suonare contraddittorio.
Tra l'altro sui campi da calcio stessi di razzismo vero e proprio ne ho visto ben poco; ho visto piuttosto la volontà di offendere abbastanza spesso e abbastanza volentieri gli avversari. L'aspetto razziale è sempre stata la scorciatoia preferita dai deficienti e sicuramente il problema non va sottovalutato, come però non va sottovalutata la facilità con cui, a vari livelli, si continua a proporre il calcio come una vera guerra totale anche al di fuori dei novanta minuti canonici (se si va avanti così, scordiamoci il terzo tempo nel calcio).

La soluzione? Non prendersi troppo sul serio, come in questo blob. E soprattutto fare i fatti. Fare in mondo che il calcio, che non è più un gi(u)oco, torni almeno in parte ad esserlo.
E infatti uno che aveva già commentato e inquadrato in meno di centoquaranta caratteri e in meno di dieci secondi la questione c'è... e spesso in lui trovo la soluzione a tanti falsi problemi creati dai media... Grande Gene!
E siccome come Tavecchio le gaffes le faccio spesso anch'io, da buon commediante all'italiana, sotto sotto sono un buono e un inguaribile romantico. Insomma mi congedo così.

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