Santa Maria in Valena (Valpolicella, VR)

lunedì 3 febbraio 2014

Sempre in gita

Nella scuola è periodo di scrutini.
In occasione del primo giro di boa, il primo quadrimestre, vengono stesi i primi bilanci, si operano le prime somme, nell'ottica di aggiustare il tiro e di raddrizzare la barca.
Ciò si è sempre fatto e si continuerà a fare, sempre che i tagli ai fondi d'istituto non comincino ad arrivare così in profondità da intaccare anche le attività intrinseche e più strettamente collegate alla funzione docente.

Ciò che invece è cambiato negli anni è il clima in classe.
In verità in aula l'insegnante non ha vita facile...



... ma tutto sommato si trova a suo agio. Ormai sa come difendersi, nel caso che viva la lezione come una guerra; sa come muoversi, nel caso viva le ore di lavoro come una sfida; sa come intrattenere, nel caso viva il rapporto con gli alunni tanto con serietà quanto con allegria. La mia impressione, però, ora che sono passato quasi inaspettatamente “dall'altra parte della barricata”, è che rispetto a una volta il clima in classe sia un po' quello di una gita lunga circa nove mesi, o meglio i poco più di duecento giorni che sanciscono la regolarità di un'annata scolastica.
Oggi le gite forse non hanno quasi più ragione d'essere. Sono costose (il trasporto soprattutto), spesso inutili (in quel luogo i ragazzi ci sono già stati, magari due-tre volte) e faticose (la sorveglianza diventa... letteralmente... di ventiquattrore su ventiquattro).

Un tempo (ego, laudator temporis acti) il cosiddetto viaggio d'istruzione era la classica valvola di sfogo, occasione mediante la quale si univa l'utile (la cultura, la conoscenza) al dilettevole (una migliore socializzazione con compagni e insegnanti, una maggiore libertà rispetto alla vita interna all'istituto scolastico).
Oggi, invece, sembra essere ogni giorno una gita, per quanto riguarda il concedersi o il prendersi qualche licenza.

Certi giorni, addirittura, mi chiedo se in classe gli alunni non mi scambino per un arbitro di calcio.
Guardi prof, mi sta cosando per la maglia”.
E io non so più se tirare fuori il cartellino giallo, fischiare simulazione, o cogliere l'occasione per spiegare un po' di grammatica. Felice per il giusto uso del congiuntivo (eh sì, spesso gli alunni ci azzeccano col congiuntivo, specie quando lo sbaglia il prof) devo combattere però la mia quotidiana battaglia contro l'uso del generico 'cosa' e di tutti i suoi derivati e non cedere alla piattezza (quando non alla scurrilità) del loro lessico di alta frequenza. E poi arriva, colpo di (dis)grazia, la ricreazione in cortile, la mensa e tutto ciò che contiene il lungo elenco di compiti che do per noto.

Insomma una lenta e inesorabile mutazione genetica, con la quale Darwin e Lamarck sembrerebbero andare a nozze, anche se poi, a ben vedere, come nel film "Idiocracy" a essere premiati non sembrano proprio gli adattamenti di maggiore... qualità.

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Ma sopravviverò e cercherò di fare il bravo: ve lo prometto!

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