Santa Maria in Valena (Valpolicella, VR)

giovedì 28 marzo 2013

SERIE TV 3: I VOLTI DI TWIN PEAKS


Sigla iniziale: le note di Angelo Badalamenti ci scaraventano ‘ex abrupto’ nel mondo dei 51.201 abitanti di Twin Peaks. Comincia così la magistrale lezione del prof. Alessandro Tedeschi Turco, interamente dedicata ad uno dei serial in assoluto più innovativi della storia del piccolo schermo. Eccovi la mia breve, modesta e non fedele trascrizione, costruita su alcuni spunti prima scelti e rielaborati a piacere, poi raggruppati per piccoli paragrafi.



LYNCH & FROST

La firma autoriale è doppia(!), praticamente inscindibile: un affermato sceneggiatore @mfrost11 (il suo Hill street blues è stato uno dei caposaldi della nuova serialità televisiva, specie in Italia) si accompagna a un grande cineasta @DAVID_LYNCH, che a lungo ha vissuto e sognato il cinema, prima di privilegiare la meditazione trascendentale e le piccole manifatture in legno.
La “premiata ditta” sbanca il palinsesto ABC nelle stagioni 1990 e 1991, innovando decisamente la vita dei serial tv e integrando con perizia sviluppi orizzontali e sviluppi verticali della scrittura telefilmica.
Un pilot, trasformato poi anche in una specie di film, sei puntate (per una Season1 a connotazione fortemente grottesca) e altre ventidue puntate (con il prevalere nella Season2della direttrice surrealistico-metafisica), senza contare il prequel Twin Peaks: Fuoco cammina con me!: ecco a voi le ventinove puntate del (sempre più) fatato mondo di Twin Peaks.



LA SFIDA TELEVISIVA

Già da tempo registi più o meno affermati hanno vissuto il cosiddetto b-movie e la scrittura per il piccolo schermo come vera e propria palestra di regia e come terreno di sperimentazione.
Il fatto invece di portare una prospettiva eminentemente cinematografica e sperimentale dentro ad un serial tv, più che una sfida, è una vera e propria rivoluzione, che contamina (nel senso più nobile, latino, del termine) il terreno telefilmico, fino alla germinazione: la sperimentalità e il broadcasting made in U.S.A., tradizionalmente gelidi tra loro, riescono, seppur per poco, a convivere, e così a figliare. Di lì a breve compariranno X-files e E.R.




LA MISURA DELTEMPO NARRATIVO

I tempi (co)stretti che impone il lungometraggio (Lynch ne aveva fatto le spese con Dune, ma si presentava con il sicuro bagaglio di Blue Velvet e del suo splendido incipit)


e le idee del film e dei film (leggi: personaggi che occhieggiano ai grandi classici di Ford e Wilder, nonché la rifunzionalizzazione di intere stagioni del cinema U.S.A., specie anni’50) vengono reimpiantate da Lynch (in questo senso meno da Frost, che padroneggia più lo script rispetto alla messa in scena) su un terreno eminentemente televisivo.
Sono due i grandi riferimenti a livello narrativo: la soap-opera e la struttura gialla del thriller/poliziesco americano, abilmente reinterpretati e ripercorsi.
Se invece volete “scientemente” immergervi nella deriva filosofico-lisergica (un bel po’ indigesta al nostro stimato relatore, il quale però ne conosceva bene le implicazioni fino a citare la Società Teosofica cofondata da Helena Petrovna Blavatsky e a suggerire la lettura di Roberto Manzocco Twin Peaks, David Lynch e la filosofia) vi allontanereste tutto sommato dal taglio cinematografico seguito in questo corso.


GALLERIE

Chi c’era in quel (tele)film? Ecco la vera domanda per condurre una lucida (!?) analisi.
In definitiva, la definizione dei personaggi è la definizione dello stile, e viceversa!


Twin Peaks



cittadina che predomina già da una sigla privata di personaggi e di riferimenti alla trama, per lasciare spazio al paese, ai boschi e ai meccanismi meccanici.


Laura Palmer (Sheryl Lee)



nome in parte tratto da Vertigine di Otto Preminger.


L’agente speciale Dale Cooper (Kyle McLachlan)



amante dei dolciumi, del caffè, della cordialità, almeno fino a quando non lo faranno “alterare”.
(Per questi ed altri personaggi clicca e sfoglia...)


IN CABINA DI REGIA

Lynch e Frost incanalano con mano sicura (ma non sceneggiano e dirigono tutti e ventinove) gli episodi del serial. Inoltre, i tentennamenti del network ABC, specie nel corso della seconda stagione, non garantiranno tutto l’appoggio necessario al lavoro dei Nostri, facendo sì che il risultato sia qualcosa di straordinariamente altro.
Se poi consideriamo che la Prima Guerra del Golfo calamitò l’attenzione statunitense e mondiale con ciò che meglio sa fare la Tv, ovvero la diretta (ricordo ancora prima le immagini tv e poi la lettura, tutta d’un fiato, dell’esperienza di Peter Arnett, ultimo giornalista “occidentale” rimasto in Iraq), il quadro è già più chiaro. Insomma, per misurarne il reale spessore, occorre sempre guardare alle puntate di un serial tv nel momento e nel contesto esatto in cui le stesse sono state trasmesse: solo così sarà possibile capire il vero perché di determinate scelte narrative.
Nella “stanza dei bottoni” tutto viene sapientemente plasmato da Lynch e Frost, legato dai vari registi chiamati a supporto e reso vivo e imperituro dal commento musicale di Angelo Badalamenti.
Grazie all’uso accurato dei piani sequenza (nonché di alcuni celebri carrelli inquieti che hanno fatto scuola, come ad es. nel Donnie Darko di Richard Kelly), alla proposta di dialoghi raffinati (seppur talora asciugati da ogni referenzialità, quasi ad occhieggiare al teatro di Pinter o di Beckett), a determinate scelte stilistiche (il rovesciamento dei clichés U.S.A., lo sfuttamento del linguaggio di soap-opera, college-film, horror-movie, splatter) e a determinate scelte tecniche (camere a mano, particolari punti-luce, effetti stroboscopici) vengono riversati nel piccolo schermo precisi stilemi cinematografici.
Aggiungo io: tutto ciò si rivela profondamente “lynchano”, e va oltre una semplice lettura onirico-filosofica. Tutto ciò ha molto più a che fare, secondo me, con le capacità rappresentative dell’arte e con la riflessione sui suoi limiti, anche nei rivoli più “diversi” (ricordiamoci che Lynch è estimatore del pittore Francis Bacon e della sua pittura del sommerso).
E’ in definitiva il grande gioco dello svuotamento delle forme, ovvero una delle linee-maestre di tutta la cultura novecentesca. Lynch e Frost propongono tutto ciò in tv negli anni ancora segnati dalla presenza, seppur non inedita, di serial come Colombo o La Signora in giallo, rifunzionalizzando da par loro una personalissima idea di cinema, cara soprattutto all’ex boy scout nato a Missoula (Montana).
E’, come detto, la linea di un linguaggio artistico che non riesce più a dire sé stesso, il racconto di un mondo che si svuota delle sue possibilità di riferimento, quasi certamente perché non le ha, o quantomeno perché non sono così direttamente rappresentabili.


MA INSOMMA: CHI HA UCCISO LAURA PALMER?

Non è mai facile gestire una traccia metafisica in un serial tv, soprattutto se andiamo verso l’epilogo. E se poi se ne accorge la produzione… son dolori!
Lynch torna dopo qualche tempo a dirigere in prima persona (e anche a interpretare) alcuni episodi-chiave della serie, per rivelarci, sempre incastonando il tutto col grande commento sonoro di Badalamenti, la natura dell’assassin(i)o di Laura Palmer, con una preciso e gigante(sco!) salto nella dimensione onirico-metafisica.

http://youtu.be/6ejwoe83uF8


(ALLORA) SI PUO’ (FORSE) VIVERE SENZA RED ROOM (?)

Risposta secca, sì.
Una capatina, però, è sempre meglio farcela



Ma non è strettamente necessario, se vogliamo limitarci a parlare di cinema e Twin Peaks, e magari usare Lynch come link per Tarantino, suo allievo mai dichiarato.
Potreste addirittura correre il rischio di rimanervi intrappolati a interrogarvi sulla natura dei sicomori, o a chiedervi chi stia dalla parte della luce e chi dalla parte delle tenebre, perduti in uno scorcio blu elettrico. Attenzione soprattutto a non perdere un braccio!



Se v’interessa, però, potreste (se non l’avete già fatto) godervi l’omaggio di Psych ad un serial che in tanti abbiamo amato ed amiamo, e magari potreste sottoscrivere una petizione inascoltata (e quasi di certo scaduta) da ormai troppi anni.




Twin Peaks opened gaps in the thin veil of our lives. Sooner or later we will sit in the light or in darkness to review our show.
LET'S ROCK!

Nessun commento:

Posta un commento