Santa Maria in Valena (Valpolicella, VR)

domenica 23 aprile 2017

#InViaggio Foto da Cineteca

Ci sono luoghi speciali legati al cinema. Una foto ricordo a me molto cara è questa... scattata davanti alla Cineteca di Bologna.

Qui si può respirare cos'è l'amore per il Cinema. Durante l'estate la Cineteca regala ai bolognesi e a tutti quelli che condividono la passione per il Cinema Ritrovato delle giornate davvero memorabili.

Arrivederci a presto, Bologna!


sabato 4 febbraio 2017

#letture L'ARTISTA

autore: BARBARA A. SHAPIRO
editore: NERI POZZA


Il libro non mi ha particolarmente conquistato perché ritengo che la scrittura abbia dato vita a personaggi dai pensieri un po' troppo prevedibili. La vicenda è però interessante e affrontare il ricordo della persecuzione degli ebrei da un punto di vista legato all'arte è un indubbio merito dell'autrice. 

Per una recensione migliore di quanto contenuto nella quarta di copertina e sicuramente più benevola della mia vedi: L'Officina del Libro   

Nota a margine: leggo sempre, tra il divertito e lo scocciato, i commenti contenuti nei risvolti di copertina (ma vale anche per i commenti giornalistici citati alla fine dei trailer dei film)... "una penna" deve essere sempre "magnifica" e una "storia vibrante"... mah, un libro normale scritto da un autore normale non ha mai deluso nessuno, uno normale spacciato per straordinario sì (almeno credo).

venerdì 3 febbraio 2017

#iFilmCapolavoro HEAVEN CAN WAIT (USA 1943)

Titolo italiano: IL CIELO PUO' ATTENDERE
Regia: ERNST LUBITSCH


In uno sgargiante Technicolor, aperto da titoli di testa ricamati, il film confezionato da Lubitsch è un autentico capolavoro, con scene divertenti e irriverenti senza soluzione di continuità.


E' una pellicola nella quale la fa da padrone fin da subito lo stile, ovvero quel particolare "tocco" del regista divenuto nel caso di Lubitsch proverbiale (Lubitsch'touch), un tocco reso ancor più vivido dai colori, il blu (lo stesso del cielo) in particolare.
La storia di Mr. Van Cleve, che si presenta alle porte dell’inferno e che inizia a raccontare al diavolo tutta la sua vita in un lungo flashback, è un inno al cinema che sa parlare in modo sottile e intelligente (ma allo stesso tempo spietato) di noi, di come siamo veramente fatti.
Forse - azzardo una mia interpretazione- secondo Lubitsch nel cinema come nella vita la differenza la fa lo stile, e proprio per lo stile il protagonista verrà giudicato (e non, tutto sommato, per il bene o il male che ha commesso). E allora sì che per le anime trapassate il cielo (paradiso o inferno che sia, come accennato in un altro finale eliminato, nel quale in ascensore compare un'ultimissima donna tentatrice) può attendere.

lunedì 12 settembre 2016

#letture IN ONDA CON TRE DITA

autore: LUCA TRAMONTIN, DANIELA SCALIA
editore: MIRAGGI EDIZIONI


Ci sono libri che acquisti perché avevi da tempo deciso di leggerli (la maggior parte), oppure ti sono stati caldamente consigliati (parecchi) o ti piace la loro copertina (alcuni), o magari perché ne conosci personalmente l'autore (pochissimi/quasi mai).
Però io, nonostante qualche indizio, non vi rivelerò nulla di tutto ciò ma vi dirò semplicemente che la lettura in questione non vi deluderà. Perché?
Perché nella scrittura emergono passione (per la maggior parte), (auto)ironia (parecchia) e non mancano riferimenti sgangherati/naif (alcuni) e una certa dose di auto-compiacimento (pochissimo/quasi mai).
C'è soprattutto lo Sport (uno e molteplice, perché se lo ami veramente finisci per praticarne tanti) nella sue varie sfaccettature, che hanno molto a che fare con tante altre faccende interessanti, quali la musica, il cinema, i viaggi, il buonumore ma anche l'etica (e molto altro).
Vincono, a mio avviso, per distacco, la passione e la voglia di raccontarsi per quello che si è veramente, il che non è male quando invece molti al posto tuo, diretto interessato, vorrebbero saperne più di te. Buona lettura!


venerdì 2 settembre 2016

#in viaggio BELLINZONA

Capoluogo del Ticino, rivale di Lugano su molti fronti, Bellinzona occupa un'importante posizione strategica in quanto costituisce allo stesso tempo un passaggio verso l’Italia, per chi proviene da nord, e un comodo accesso alle Alpi da sud (per altro alla dogana di Chiasso non ho potuto non posare lo sguardo su decine e decine di profughi accampati in stazione).




Vista la collocazione geografica, la conseguente meta del mio viaggio di un giorno non poteva che essere la visita ai tre celebri castelli che hanno da secoli presidiato un luogo siffatto, accompagnando e sormontando chiese, strade e piazze caratteristiche, un teatro neoclassico e antiche dimore, perlopiù perfettamente restaurate.

Castelgrande (la Murata)

Castello di Montebello


Le costruzioni difensive di Bellinzona fanno parte delle testimonianze più significative dell’arte architettonica militare del Medioevo nell’arco alpino e perciò sono state inserite nel patrimonio mondiale dell’UNESCO a partire dall’anno 2000.
Il Castelgrande è il più antico e più solido dei castelli di Bellinzona ed offre una deliziosa veduta sul centro storico e i suoi dintorni insieme agli ancor più panoramici castelli di Montebello e Sasso Corbaro, tutti raggiungibili a piedi, seppur con minimo di sforzo e di allenamento alle camminate.

Parentesi motoria (in Ticino lo sport è gestito dai dicasteri cittadini e ogni città cerca di moltiplicare le proprie offerte... nella vicina, seppur acerrima rivale Lugano, avevo già avuto l'occasione di sconfinare per giocare a football australiano).

La vista sugli impianti sportivi di Bellinzona dalla Murata

Arrivando di sabato ho potuto inoltre tuffarmi nel grande mercato settimanale di piazza Nosetto per poi salutare, solo poche ore dopo nel momento del rientro a Verona, una città pressoché deserta.
Per completare la giornata, mi sono concesso come ciliegina sulla torta la visita ai bellissimi affreschi della chiesa di Santa Maria delle Grazie, limitrofa a quella di San Biagio e al parco e  di Villa dei Cedri (appena riaperta).

Chiesa di Santa Maria delle Grazie

La chiesa di S.M.d.G. ha ha subito qualche hanno fa un devastante incendio
 
La chiesa dedicata a San Biagio

Molti sono, infine, gli itinerari che si snodano da Bellinzona nel caso si abbia qualche giorno in più a disposizione, per cui ho dovuto a malincuore rinunciare alla visita alle piccole antiche chiesette che si stagliano nei dintorni, luoghi di vera spiritualità che regalano sempre qualche chicca al visitatore e in alcuni casi l’emozione di ritirare le chiavi dal responsabile per procedere personalmente alla visita.

Varcare il confine pur solo di poche decine di kilometri, pur respirando l’aria nostrana del Canton Ticino, rimane insomma un notevole salto sotto vari punti di vista. Provare per credere!

http://www.ticino.ch/
 clicca sull'immagine

mercoledì 31 agosto 2016

#letture ROSSO FLOYD

autore: MICHELE MARI
editore: Einaudi (2010)


Si legge agevolmente in... tre giorni.
Una recensione web: booksblog.it
Io dico che... si tratta di una lettura davvero ipnotica che ti conquista fin dalle prime pagine.

“Pur trattando prevalentemente di personaggi storici e di fatti reali – premette, infatti, sornionamente, nell’Avvertenza – questo romanzo è da intendersi come opera di fantasia in ogni sua parte. La confabulazione delle voci, appartenenti di volta in volta a individui realmente vissuti o viventi, a personaggi inventati, a esseri fantastici [si vedano i siamesi Mostro Rosa e Mostro Fluido, N.d.r.], non vuole in alcun modo avere un valore documentario.”


Non c'è miglior sintesi che questa, proposta come nota introduttiva dall'autore stesso.
Il libro diventa così un appassionante viaggio con e attraverso i Pink Floyd, con la loro storia e le loro anime artistiche (e non) che si intrecciano in un caleidoscopio di capitoletti che trovano la loro cerniera in Syd Barrett, il crazy diamond, il personaggio a partire dal quale tutto si incrocia e prende (o perde) senso.
Psichedelia e sogno, follia e poesia, amicizia ed egoismo competitivo hanno sempre animato questo gruppo capace di fondere in modo unico differenti indoli artistiche ed umane e che, pur con decisi strappi, è stato capace di segnare in modo indelebile il progressive tra anni Sessanta e anni Novanta con intuizioni e suggestioni ormai inconfondibili.

Non male per un gruppo che, a detta propria, non avrebbe vinto nessun talent show agli esordi.

http://www.dailymotion.com/video/x17udoc_the-great-gig-in-the-sky-pink-floyd-live-in-venice-1989_music 
clicca sull'immagine per... un ricordo del grande concerto di Venezia del 1989
 
https://www.youtube.com/watch?v=eOLmt_un_Uw 
clicca sull'immagine per... gustare la brillantezza del diamante
 
La musica dei Pink Floyd è in fondo il prisma che scompone il raggio di luce, mostrando lo spettro di colori che lo costituisce, o ancor meglio il raggio stesso.

martedì 30 agosto 2016

#letture SUL LETTINO DI FREUD



Una recensione: succedeoggi.it
Si legge agevolmente in... dieci giorni ma se vi piace molto l'autore i rempi si accorciano un po'

Altro bersaglio centrato per Yalom che, pur riproponendo il suo consueto intreccio tra narrazione e psicoterapia, riesce a differenziarsi rispetto alle sue altre più o meno recenti pubblicazioni.
Seymour Trotter, Ernest Lask e Marshal Streider sono tre psicoterapeuti che in contesti diversi, ma strettamente intrecciati dal punto di vista della loro professione, finiscono per attraversare il tema portante di tutto il romanzo, corrispondente ad una semplice domanda: quanto spazio ha la verità nel rapporto con i propri pazienti? Oltretutto questa esiziale questione viene sapientemente sfruttata nella scrittura fino addirittura all'inversione dei ruoli paziente/terapeuta e inevitabilmente suggellata da una caustica battuta finale (<Sono sempre pronto per la verità>). Tale battuta/explicit ben racchiude, seppur in modo paradossale, tutto l'andamento del libro, andamento che forse corrisponde proprio a quello delle nostre giornate, nelle quali ci relazioniamo continuamente con gli altri ma senza mai conoscere fino in fondo il vero punto di vista di nessuno, forse nemmeno di noi stessi.
A queste condizioni come non finire sul lettino di Freud?
E come sempre con Yalom, buona lettura e buona terapia!

La trama (tratta da NeriPozza.it)
Sul lettino di Freud è la storia di Seymour Trotter, Ernest Lask e Marshal Streider, tre psicoterapeuti che, in virtù della sorte connessa alla loro professione, si trovano a condividere trionfi e fallimenti, fatti e misfatti, onori e infamie della loro pratica terapeutica. 
Seymour Trotter, settantun anni, un patriarca della comunità psichiatrica, venerato in tutto il Nord della California per la sua sagacia e il suo motto: «La mia tecnica consiste nell’abbandonare qualsiasi tecnica!», va incontro alla rovina dopo aver preso in analisi Belle Felini, una trentaduenne di gradevole aspetto, bella pelle, occhi seducenti, vestita con eleganza, ma con una lunga storia di autodistruzione alle spalle. Nell’istante in cui l’«alleanza terapeutica» con la sua paziente sembra dare frutti che nessun Prozac può procurare, Trotter viene accusato di comportamento sessuale inappropriato nei confronti della giovane donna e sottoposto ad azione disciplinare dal comitato etico per la medicina.
Incaricato del procedimento è Ernest Lask, assistente universitario presso la facoltà di psichiatria, studioso che ignora quasi tutto della psicoterapia. L’incontro con Trotter, tuttavia, lo affascina e seduce a tal punto che Lask diviene un affermato psicoterapeuta. Giorno dopo giorno, i suoi pazienti lo invitano nei luoghi più intimi delle loro vite. E giorno dopo giorno lui ringrazia i grandi progenitori dell’analisi: Nietzsche, Kierkegaard, Freud, Jung. 
Finché non viene il momento in cui nessuno dei grandi guaritori del passato può soccorrerlo. Lask applica un approccio radicalmente nuovo, basato su una forma di «alleanza terapeutica» con il suo paziente Justin. Ma quando quest’ultimo decide di abbandonare bruscamente la moglie, Lask  è costretto a correre ai ripari il più in fretta possibile, poiché si rende conto di aver commesso un grave errore di valutazione e di essersi curato più di sé che di Justin nell’analisi.
Errore che confessa al suo supervisore Marshal Streider, il quale, benché abbia fatto suo il motto creativo di Trotter, non riesce a scrollarsi di dosso alcuni suoi comportamenti compulsivi, in particolare l’attrazione per il denaro che turba i suoi rapporti col mondo.

clicca sull'immagine per... Galimberti parla di Freud e psicoanalisi