Santa Maria in Valena (Valpolicella, VR)

venerdì 30 marzo 2018

#letture IL DONO DELLA TERAPIA




Il buon vecchio Irvin D. Yalom ci presenta i casi clinici più rappresentativi del suo percorso professionale ma, a ben vedere, anche umano. Così facendo, ci racconta anche molto di sè, del suo modo di guardare alle cose e, soprattutto, alle persone. E forse non a caso il volume si conclude con una breve conversazione con l'autore.
Come sempre la lettura non delude, anzi ci fa capire meglio come mai Yalom abbia riversato nei suoi romanzi più noti la sua passione filosofica, ergo per la vita e la sua osservazione sistematica: basta leggere l'indice per accorgersene.


" Il mio stimolo come scrittore è mentale, proviene da letture di filosofia e di narrativa, e dal mio lavoro clinico - difficilmente trascorre un'ora di terapia con un paziente senza che vengano generate alcune idee che troveranno la loro strada nella mia scrittura. Non voglio dire che uso i contenuti delle sedute, ma che le questioni discusse suscitano riflessioni sul modo in cui funziona la nostra mente. "




sabato 3 marzo 2018

#letture IL MIO ALBERO DI NATALE


Carlo Ancelotti si racconta, grazie a Giorgio Ciaschini, suo storico collaboratore, attraversando a volo d'uccello tutta la sua carriera di allenatore.
Lettura agevole e istruttiva, soprattutto per chi vuole contestualizzare meglio alcune idee di calcio, portate avanti da un Mister vincente e molto apprezzato.
Forse le illustrazioni a corredo (situazioni tattiche, esercitazioni e sintesi di allenamenti svolti) non sempre approfondiscono al meglio la scrittura, ma comunque la supportano, specie nella parte finale, quella che ho letto con più interesse, perché viene riproposta la lettura delle partite ritenute più significative e importanti nel tracciare il solco in una carriera da allenatore di vertice, una carriera che ancora ha qualcosa da regalare al calcio, speriamo non solo di club. 





martedì 13 febbraio 2018

#attualità GIORNATE NERE

Riemerge in queste giornate il dibattito (soprattutto mediatico, direi) sul razzismo.
Già prima dei fatti di Macerata si discuteva addirittura su un aspetto mai toccato prima.
Si può ancora lasciare la parola razza nella Carta Costituzionale?

Anche se c'è un esplicito "senza" (congiunzione esclusiva) davanti al termine "incriminato?

Se poi l'attualità sfocia nella violenza, favorendo una "miscela" che in Italia sembra sempre più esplosiva (quella tra la politica dei partiti, una storia patria non ancora condivisa, un'integrazione sociale quantomeno problematica), ecco che la campagna elettorale fa (di nuovo) da miccia a questioni che sembravano già chiarite.
In semplici parole, e a mio modestissimo parere, la violenza e il pregiudizio sono tali (e a volte letali) a prescindere dal colore politico. Inoltre, gli anticorpi alla discriminazione (sociale o razziale, a seconda di come la si voglia chiamare) sono certamente favoriti (vedi il succitato comma 2) dall'azione della "politica" (la Repubblica), "politica" che però coinvolge prima di tutto i cittadini, i primi soggetti ad agire in base a ciò che vedono e a ciò che pensano.
Come questo video, ben noto, illustra.


Che ne pensate?

venerdì 2 febbraio 2018

#attualità FALLIMENTI SCOLASTICI

Questa volta la notizia non ha destato così grande scalpore...

Accoltella al volto la professoressa durante la lezione di italiano


È accaduto all’Istituto Superiore “Ettore Majorana” di Santa Maria a Vico, nel Casertano. Il 17enne è in stato di fermo. Per l’insegnante una prognosi di 15 giorni.
... prima o poi doveva succedere, o forse qualcosa di simile è già successo, chissà.
Certo non serviva quest'ultima notizia a certificare lo stato di crisi del nostro sistema scolastico, che sembra da almeno una ventina d'anni (difficile dare un preciso orizzonte temporale - Don Milani ne denunciò i limiti molto prima - ma la fine degli anni Novanta, a mio più che modesto avviso, sembra aver esaurito la spinta di un vero rinnovamento) perdere inesorabilmente pezzi sotto molti punti vista (edilizio, didattico, motivazionale, etc., etc., etc.).

La professoressa accoltellata che dichiara fallimento non sta forse dichiarando solo il suo di fallimento... forse è quello di molti (adulti o presunti tali).
Cosa succeda nel mondo della scuola è ben noto a tutti, e non lo devo certo spiegare io che, pur essendo un insegnante che in aula ci entra quotidianamente, non ho la pretesa di chiarire quello che è fin troppo evidente, anche al di fuori di questo mondo.
Gli adulti si sono arresi, o forse non sono nemmeno loro del tutto adulti e responsabili difronte a ragazzi e studenti che di domande, in fondo, non se ne fanno poi troppe...


sabato 27 gennaio 2018

#attualità IMMEMORI


La memoria funziona in modo semplice: è selettiva.
E' di varia natura (quantomeno distinguiamo breve e lungo termine), trattiene un certo numero di informazioni e le più significative finiscono per essere sedimentate, ma anche rimosse o rielaborate in caso di (tragica) necessità.


Applaudo con favore a questa nomina, ma rimango (spesso) contrariato quando le tempistiche sono legate ad altro. Questa tematica della Memoria (con la M maiuscola!) dovrebbe andare aldilà dei giochi e delle dinamiche della politica, ma - si sa - quella della storia e della memoria condivisa è una di quelle tematiche sulle quali noi italiani ci asserragliamo nel nostro stretto, egoistico e molto variabile punto di vista. 



sabato 30 dicembre 2017

#VistoAlCinema THE GREATEST SHOWMAN

Ecco arrivare di nuovo sul grande schermo la storia di P(hineas) T(aylor) Barnum, ma questa volta sotto forma narrativa di musical. E' anche, a ben vedere, la storia della nascita del business dell'intrattenimento in una società sempre più di massa, laddove, parallelo e più tradizionale, scorre anche il filone celebrativo del senso di meraviglia che ognuno di noi prova quando i sogni diventano realtà. Interessante, in tal senso, è anche lo spazio dedicato nel film a Jenny Lind, cantante svedese lanciata negli USA sempre dallo stesso Barnum, cantante intorno alla quale si crea una sorta di isteria collettiva che si sarebbe vista in seguito solo per le star del rock.


Questo film godibile e non eccessivamente lungo mi ha fatto di nuovo ripensare a quando il circo da piccolino lo andavo a vedere nei tendoni.
Inoltre, ho anche recentemente scoperto che in provincia di Verona sono sepolti vari personaggi che al circo italiano hanno dato lustro e passione, piccola storia alla quale è stato pure dedicato un piccolissimo libro con il quale mi congedo e vi saluto, gentili Internet's Friends.


lunedì 4 settembre 2017

#TwinPeaksFinale DEEPER AND DEEPER AND DEEPER

In questo doppio finale di stagione non succede certo tutto quello che deve succedere… ma succede decisamente di tutto!!

Lascio a chi è più bravo e competente di me il compito di riassumervi quanto accaduto

e passo deciso a dare il mio granellino di contributo.


Nella prima parte molti pezzi vanno al loro posto e i vari personaggi (non tutti purtroppo) si congedano da noi amichevolmente, dopo aver assistito alla sconfitta del male "impersonificato" da Bob.
Nella seconda parte (dopo l'avverarsi del fatidico “Remember 430. Richard and Linda. Two birds with one stone.”), come in altri film di Lynch, la storia cambia, non fornisce più nessuna risposta attesa, non è più, insomma, quella della ragazza che abitava in fondo al viale (Is it the story of the little girl who lived down the lane? domanda l'evoluzione arborea del braccio, quesito che è anche il titolo di un film drammatico, thriller, horror, giallo del 1976!).
Anzi e perdipiù la storia stessa sembra entrare per sviluppo (di tempo e di luogo) e lentezza narrativa in una dimensione reale (per nulla diegetica), dimensione nella quale il male c'è eccome, ma non è quello metafisico, onirico e allucinante di Twin Peaks... almeno fino a... questo!!

Rabbrividisco ancora...

Secondo me, a noi spettatori ormai vaccinati e consapevoli non di quello (non ci sono quote di scommettitori che tengano) ma solo di cosa (l'unica certezza è che non sarà come l'avevamo immaginata... come nella realtà!) ci aspetta, con questo finale Lynch vuol dire che poteva raccontarci una storia come tante altre, ma che invece lui preferisce il linguaggio dei sogni, che hanno il potere di trasfigurare e farci vivere più a fondo quella che noi, per non impazzire o per semplice leggerezza, chiamiamo realtà, ma che tale non è, almeno nella sua essenza.
Poteva essere la storia di Carrie Page ma alla fine (molto meglio... ma solo  per noi, non per i personaggi che sono comunque degli sconfitti!) è stata quella di Laura Palmer, l'eletta e la dannata, la cui angelica foto finisce per essere presa a simil martellate dalla madre, colei che più di tutti è stata danneggiata e privata di una vita (anche parallela) in quella casa in fondo al viale, nella quale ha subito per sempre la sua dannazione (ma anche Cooper\Richard è lasciato da Diane\Linda e Laura\Carrie è in fuga dopo un omicidio).

Questo, in estrema sintesi e a mio modestissimo parere, è lo spirito lynchano, basato su continui strappi e pacchiane ma incantevoli ricuciture, spirito che fin dalla nascita ne permea filmografia e arte, trovando in Twin Peaks un punto di vista talora più divertito e autoironico di altre opere o progetti del Nostro, ma rimanendo pur sempre una weltanschauung terribile e lancinante.
E tale è appunto (terribile e lancinante) l’urlo finale di Laura Palmer, che scopriamo così non essere mai esistita se non nei nostri sogni (a proposito di onirico... ma che scena è quella della loggia con tutte quelle simil campane!!!), generati dal genio e (completa) sregolatezza\anarchia di Lynch, un urlo e un sogno che ci scuoteranno a lungo, perché ci colpiscono nel profondo, diventando per (più di) qualche istante più veri del vero. Deeper and deeper and deeper.