Santa Maria in Valena (Valpolicella, VR)

mercoledì 17 giugno 2015

LETTURE - La cuoca di D'Annunzio

La cuoca di D'Annunzio. I biglietti del Vate a «Suor Intingola». Cibi, menù, desideri e inappetenze al Vittoriale

Un piccolo libro da non perdere (a me è stato regalato) per entrare (di nuovo) in quel Vittoriale che fin da subito (dal 1921 in poi per la precisione) è diventato monumento vivente di un uomo che ambiva a fare della sua vita un'opera d'arte esclusiva.
Forse i conti con Gabriele D'Annunzio li abbiamo già fatti (in mille modi e con mille sfaccettature) fin dai tempi della scuola (ed è alla scuola... media... classe seconda... che devo dire grazie per questo regalo). Forse ormai si è capito che D'Annunzio si era auto-investito di una missione al di sopra delle proprie possibilità, come magari anche dell'Italia di allora: essere il Vate di quegli italiani che volenti o nolenti avevano anche un Duce, sogni e velleità da seguire. Forse tutta l'Italia dannunziana sapeva molto di costruito, mentre la vita (quotidiana) filava molto più prosaica. O forse l'Italia di allora non è poi così diversa da quella di adesso (sic!). O quantomeno ancora oggi grazie a D'Annunzio sappiamo che quello che abbiamo in mano per uno spuntino veloce va chiamato "tramezzino".

A proposito: il libro non parla di tutto questo che vi ho appena riferito, anche se da quella temperie parte. Molto più modestamente (e graziosamente!) ci troviamo a leggere e rileggere i gustosi biglietti che con il suo inconfondibile stile D'Annunzio vergava per la sua fidata e materna cuoca Albina Becevello.
E come sempre i gusti della tavola sono lo specchio fedele di molto altro, di tutto un mo(n)do di vivere e di essere.

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