La lettura diventa speciale quando ha un valore aggiunto, ne
sono sempre più convinto.
E allora ecco: un interesse quasi innato per la storia che si dipana tra i due conflitti mondiali, l’attenzione a questioni, in
senso lato, filosofiche, "confinanti" con l’etica, legate a questo periodo (un’attenzione
in merito coltivata soprattutto leggendo con passione
Primo Levi e
Hans Hellmut Kirst), il fatto di aver visitato Amsterdam nel 2011 (circostanza che - scusate se è poco - ha fatto scaturire la scintilla di questo blog -> leggere 'First Contact' nella cronologia), il consiglio di una persona fidata (grazie :-) Cristina) mi hanno portato fino
a
IRVIN D. YALOM, Il problema Spinoza. Da qualche anno non leggevo un libro così…
Parto da questa immagine (di proprietà dell’
Holocaust memorial Museum Americano), nella quale i prigionieri di guerra
tedeschi guardano increduli e attoniti le immagini di ciò che più di disumano il
Nazismo abbia prodotto.
Ma cosa c’entra Spinoza col Nazismo? Ai lettori più curiosi il compito di scoprirlo.
E intanto vi basti sapere che
si tratta di un romanzo di un autore competente e intrigante (lo psichiatra
Irvin D. Yalom), che ritorna - per così dire - sul luogo del delitto, visto che già si era cimentato, non senza successo, con Nietzche e Schopenhauer.
Estonia, 1910. Il
diciassettenne Alfred Rosenberg riceve una singolare punizione: imparare a
memoria alcuni passi dell'autobiografia di Goethe, il poeta che l'adolescente
dichiara di venerare come emblema stesso del popolo tedesco. In particolare si
tratta dei brani in cui l'autore del Faust si dichiara fervente ammiratore di
Baruch Spinoza, il grande filosofo ebreo del diciassettesimo secolo.
La lettura insinua
nella mente del giovane Rosenberg un tarlo che lo accompagnerà per il resto
della vita: come può il sommo Goethe aver tratto ispirazione da un uomo di
razza inferiore?
Amsterdam, 1656. Bento, in
ebraico Baruch, Spinoza ha ventitré anni: la sua famiglia è di origine
portoghese, sfuggita all'Inquisizione e riparatasi nella più tollerante Olanda.
Ma il giovane pensatore viene scomunicato e costretto a condurre una vita
solitaria e appartata, che lo porterà tuttavia a produrre opere sublimi per
profondità e drammaticità. Opere che trecento anni dopo non smettono di
tormentare, sotto forma di incessanti domande, l'«ariano» Rosenberg, divenuto
uno dei fondatori del partito nazista e stretto collaboratore di Hitler.
L’autore, mescolando con grande competenza ricostruzione
storica e finzione, ci fa viaggiare nel tempo (tra XVII e XX sec.) e nello spazio
(tra Olanda e Germania), ma soprattutto dentro la mente di un giovane tedesco
che invecchia maturando idee sempre più deliranti e insieme a un grande grandissimo pensatore: "Ah!
Se tutti gli uomini fossero saggi e
se, inoltre, volessero il bene la terra sarebbe per loro un paradiso mentre
ora essa è per lo più un inferno."
Se anche a scuola si riuscisse a entrare dentro questi "problemi" con tale profondità, non sarebbe più un'ora di storia, filosofia, italiano quella da trascorrere... ma un'ora di grandi scoperte!