Il linguaggio dei sogni mi sembra sempre più affascinante
con il passare degli anni.
A parte per lo stretto contatto che molti registi hanno instaurato
tra gli stessi e il linguaggio cinematografico (un nome per tutti, a me caro, Lynch!),
dopo aver sognato avverto sempre quella strana sensazione di aver ricevuto (da
me stesso!) un messaggio importante che è doveroso e intrigante decifrare.
Sì, forse nel sonno i flash che durante il giorno hanno colpito la nostra corteccia
cerebrale continuano ad alimentare il nostro inconscio e il nostro subconscio,
ma come con i giochi enigmistici più complicati (ma lì la soluzione c’è!)
raramente riesco a trovarne la… chiave! E’ facile smarrirsi dentro il sogno
stesso, e perlopiù i contatti con la realtà sono bellamente interdetti.
Non credo nemmeno ci sia uno schema ricorrente da
individuare e che ci siano oltretutto tanti luoghi comuni da sfatare sui sogni. Ad esempio
una volta ho sognato distintamente accompagnato da vividi colori, quando invece
per anni mi ero persuaso che i sogni fossero solo in bianco e nero.
Poco male, anche perché a volte per sognare non mi serve
nemmeno chiudere gli occhi…
Ma vogliamo ancora un mondo all’altezza dei sogni che
abbiamo?